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Grazie ai satelliti, prodotta la prima mappa dettagliata delle isole di plastica nel Mediterraneo

Migliaia di cumuli di rifiuti, le cosiddette isole di plastica, inquinano il nostro mare. Un team internazionale li ha censiti con l’occhio elettronico

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Foto di SpaceX su Unsplash

Analizzate oltre 300 mila immagini satellitari per identificare le isole di plastica

Misurare l’inquinamento marino causato dalle isole di plastica non è semplice. La vastità degli oceani rende il censimento complesso e potrebbe lasciar sfuggire agglomerati di rifiuti alla mappatura. Le osservazioni satellitari rappresentano una delle migliori speranze per un monitoraggio su larga scala.

Tra i gruppi scientifici più impegnati in questa attività, c’è il Joint Research Centre della Commissione Europea. Uno studio appena pubblicato su Nature Communications, condotto da un team internazionale di ricercatori, ha dimostrato che queste isole di plastica galleggianti possono essere identificate con l’occhio del satellite. Analizzando oltre 300 mila immagini del Mar Mediterraneo scattate dai satelliti Copernicus, gli scienziati hanno identificato migliaia di cumuli di rifiuti, rilevando le aree più inquinate, tracciando modelli di variabilità stagionale e valutando l’entità delle emissioni terrestri.

Il progetto, finanziato dall’Agenzia Spaziale Europea, ha coinvolto società spaziali e istituti di ricerca di sei paesi. Utilizzando i satelliti Sentinel-2 del programma Copernicus dell’UE, il team ha scansionato il Mar Mediterraneo ogni tre giorni per sei anni, cercando isole di plastica e agglomerati di rifiuti. Grazie all’uso di supercomputer e algoritmi avanzati, è stato possibile rilevare migliaia di accumuli lunghi fino a 20 chilometri.

I ricercatori hanno poi confrontato questi risultati con i dati sulle condizioni idrologiche nel Mar Mediterraneo forniti dal JRC. L’attività ha contribuito a spiegare i pattern di distribuzione e accumulo dei rifiuti rilevati. Con queste informazioni in mano, il team è stato in grado di creare la mappa più dettagliata fino ad oggi dell’inquinamento dei rifiuti marini.

Il tutto, però, basandosi su satelliti che non sono progettati per lo scopo. L’implementazione di satelliti appositamente realizzati per monitorare la plastica negli oceani potrebbe migliorare significativamente il rilevamento, spiegano dal JRC. Potrebbero infatti identificare oggetti di dimensioni inferiori a un metro. Questo rappresenterebbe un punto di svolta nella lotta contro l’inquinamento da plastica, facilitando le operazioni di pulizia e migliorando (forse) la salute dei mari.

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