L’UE si appresta a rinnovare l’ok all’uso del glifosato
(Rinnovabili.it) – Per stabilire se un erbicida può essere messo in commercio o no, in Europa come negli Stati Uniti, le autorità valutano se ha effetti letali per organismi diversi da quelli bersaglio. Ma il criterio è molto stretto: si guardano solo gli effetti diretti e sui singoli individui, tralasciando altri tipi di impatto non meno importanti. Un nuovo studio dell’università di Costanza, in Germania, chiarisce una volta di più quanto questo approccio sia sbagliato. Puntando l’attenzione sul più discusso tra i prodotti fitosanitari, che l’UE si appresta a ri-autorizzare nei prossimi mesi: il glifosato.
L’esposizione a questo erbicida danneggia la capacità di alcuni insetti impollinatori di regolare correttamente la temperatura all’interno degli alveari. E quindi mette a rischio l’intera colonia. Lo studio si concentra sul caso delle api selvatiche, che in condizioni normali mantengono pressoché costante la temperatura di 30-35°C nei loro nidi. È a questa temperatura, infatti, che le uova si schiudono abbastanza rapidamente da sostenere la prosperità dell’intera colonia, generando regine e fuchi. A temperature diverse non arrivano a maturazione le uova di individui sessualmente riproduttivi.
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Nell’esperimento realizzato dai ricercatori dell’università di Costanza, le colonie esposte al glifosato con livelli simili a quelli presenti in campo sono riuscite a tenere la temperatura al giusto livello per il 25% del tempo in meno. Può sembrare uno scarto tutto sommato contenuto, ma ha effetti deleteri sulla capacità di crescita dell’alveare attraverso la mancata schiusa delle uova, che già in situazioni di questo tipo subisce un declino consistente.
Questo risultato si verifica quando le colonie sono in condizioni di scarsità di risorse, cioè hanno immagazzinato poco polline. Non è una situazione eccezionale, soprattutto per le aree rurali agricole, dove è proprio l’uso di erbicidi a diminuire la disponibilità di polline. “Gli effetti subletali, cioè gli effetti sugli organismi che non sono letali ma che possono essere osservati, ad esempio, nella fisiologia o nel comportamento degli animali, possono avere un impatto negativo significativo e dovrebbero essere presi in considerazione quando i pesticidi vengono approvati in futuro”, conclude lo studio.
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