La Giornata mondiale dell’ozono si celebra il 16 settembre dal 1994
(Rinnovabili.it) – Bromuro di metile, cloroformio di metile, tetracloruro di carbonio e altri clorofluorocarburi. Sono alcuni dei composti chimici usati per frigoriferi e condizionatori messi al bando dal protocollo di Montreal nel 1987 o dai suoi aggiornamenti successivi. Protagonisti – anche se in negativo – della Giornata mondiale dell’ozono che si celebra il 16 settembre di ogni anno dal 1994.
Giornata mondiale dell’ozono: una storia di successo?
I CFC sono i principali responsabili del buco dell’ozono, lo squarcio nel velo sottile di gas in stratosfera che avvolge il pianeta e filtra buona parte delle radiazioni ultraviolette provenienti dal Sole, che sono dannose per gli esseri umani (causa di cancro alla pelle e malattie degli occhi come la cataratta) e più in generale per la vita sulla Terra. L’ozono è importante anche perché protegge allo stesso modo le piante, favorendo la loro capacità di assorbire CO2.
L’adesione al protocollo di Montreal (e all’emendamento di Kigali) da parte di quasi 200 Stati ha permesso l’eliminazione graduale dei CFC. Pur senza (quasi) nuove emissioni, il buco dell’ozono oggi è ancora alimentato dalle emissioni storiche: in atmosfera restano abbastanza cloro e bromo per distruggere lo strato di gas a certe altitudini.
Dopo una cattiva notizia, una pessima: oggi, in concomitanza con la Giornata mondiale dell’ozono, lo squarcio è quasi a livelli da record. In questo 2021 il buco è rimasto su dimensioni sopra la media e al 13 settembre si estendeva per più di 23 milioni di km: grande quanto l’intera America del Nord. Gli scienziati ritengono che quest’anno il buco sia nel quartile più alto, cioè in quel 25% di casi più estesi, esattamente come nel 2020.
L’Organizzazione meteorologica mondiale (Omm) oggi definisce la lotta al buco dell’ozono come “una storia di successo”. Lo è davvero? La più recente valutazione scientifica dell’Unep e dell’Omm sull’esaurimento dell’ozono, pubblicata nel 2018, ha concluso che le misure previste dal protocollo di Montreal porteranno lo strato di ozono sulla via del recupero e al potenziale ritorno dell’ozono nell’Artico e nell’emisfero settentrionale prima della metà del secolo, intorno al 2035. Poi toccherà all’emisfero australe a media latitudine intorno al 2050 e quindi all’Antartide entro il 2060.