di Tommaso Tetro
(Rinnovabili.it) – Continuano a diminuire i gas fluorurati. E’ quanto emerge dal nuovo rapporto dell’Agenzia europea dell’Ambiente che conferma la tendenza alla riduzione dell’uso di idrofluorocarburi (HFC) da parte dell’industria europea.
I gas fluorurati – viene spiegato – sono sostanze chimiche sintetiche utilizzate in qualsiasi cosa, dai frigoriferi, alle pompe di calore ai condizionatori d’aria; sono usati anche come solventi e agenti per le schiume. Sono considerati potenti gas a effetto serra e sono stati regolamentati nell’Ue dal 2006, soprattutto per ridurne l’utilizzo e l’impatto ambientale. Nel 2019 – si evince dal documento – la quantità di HFC immessa sul mercato in tutta l’Ue è rimasta al di sotto del limite di mercato complessivo per il quinto anno consecutivo (il 2%). Da questo si controdeduce che il consumo di HFC dell’Ue nel 2019, come definito dal protocollo di Montreal, è stato del 55% inferiore al primo limite fissato per l’Ue. Inoltre, a parte riduzione dell’uso e delle importazioni, c’è in corso anche una sostituzione in favore di gas fluorurati meno dannosi per il clima.
Il volume della fornitura totale di gas fluorurati nell’Ue misurato in tonnellate è stato del 15% inferiore al 2018 e quasi il 25% inferiore al 2017. Se la cifra fosse espressa in equivalente di CO2, la riduzione è ancora più significativa con il 20% inferiore al 2018 e il 42% inferiore al 2017. La refrigerazione e il condizionamento dell’aria continuano a essere le applicazioni principali. Le importazioni totali di gas fluorurati nell’Ue nel 2019 sono diminuite del 14% rispetto al 2018 (19% se misurato in CO2 equivalente).
La maggior parte di questa diminuzione è dovuta alle minori importazioni di HFC e il resto è causato dalla diminuzione delle importazioni di esafluoruro di zolfo (SF6) e perfluorocarburi (PFC). Le emissioni di gas fluorurati a effetto serra sono diminuite nell’Ue dal 2015, dopo 15 anni di aumenti annuali ininterrotti. Nel 2018 le emissioni totali di gas fluorurati a effetto serra sono diminuite dell’11% rispetto al picco nel 2014.