Rinvio di 1 anno per le operazioni nel reattore n°2 di Fukushima
(Rinnovabili.it) – La tabella di marcia decisa dal governo giapponese e dalla Tepco fissava a febbraio 2021 l’inizio dei lavori per la rimozione del combustibile nucleare fuso. Ma tutto è rinviato di un anno e non si partirà prima del 2022 a causa del Covid-19. L’azienda nipponica responsabile degli impianti nucleari di Fukushima ha annunciato che questa parte delle operazioni di decommissioning – la più delicata – ha subito dei ritardi.
Al centro c’è ancora una volta il robottino che dovrebbe entrare all’interno del reattore e prelevare il corium, cioè il materiale risultante dalla fusione del nocciolo. Negli anni passati, i robot utilizzati per esplorare i reattori coinvolti avevano incontrato problemi su problemi. Principalmente a causa dei livelli di radiazioni che, letteralmente, ‘friggevano’ le macchine e li rendevano inutilizzabili.
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Questa volta invece è il virus a rallentare i lavori. I test del robottino dovevano iniziare lo scorso agosto in Gran Bretagna. Una volta ricevuto l’ok sarebbe dovuto partire l’addestramento dei tecnici giapponesi. Tutto bloccato, e l’andamento della pandemia ha convinto la Tepco a spostare tutto al 2022.
Il primo dei 3 reattori coinvolti nel disastro nucleare di Fukushima a entrare in questa fase del decommissioning sarà il numero 2. L’unico di cui i tecnici Tepco siano riusciti, negli anni scorsi, ad ottenere immagini abbastanza chiare dell’interno per pianificare l’intervento. Secondo i piani, il robottino dovrebbe inserire uno dei suoi bracci all’interno della struttura di contenimento e iniziare raccogliendo circa 1 grammo di corium per volta. Questa capacità dovrebbe poi crescere gradualmente.
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Tempi lunghissimi, quindi. Le 3 unità contengono insieme circa 880 tonnellate di combustibile fuso. Per i reattori 1 e 3 non ci sono ancora tempistiche stabilite. Nel complesso, Tepco e governo stimano che tutte le operazioni di decommissioning dovrebbero concludersi tra il 2041 e il 2051. Il prossimo passo quindi potrebbe essere la decisione sullo smaltimento delle acque contaminate utilizzate per raffreddare il nocciolo. Tokyo nei mesi scorsi ha ventilato la possibilità di rilasciarle nell’oceano.