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Pesce di Fukushima, trovati livelli di radiazioni 14 volte oltre la norma

Dopo aver riscontrato valori di radioattività di 1.400 beqcuerel per chilo di pesce in una partita di scorfano nero, il governo giapponese ha disposto lo stop alla vendita

Pesce di Fukushima, trovati livelli di radiazioni 14 volte oltre la norma
Foto di Jenny Bayon da Pixabay

Le analisi sulla partita pescata a sud della centrale di Fukushima risalgono al 26 gennaio

(Rinnovabili.it) – Stop alla vendita di scorfano nero pescato a Fukushima. Le autorità giapponesi hanno bloccato le consegne dopo che i test hanno rilevato livelli anomali di radioattività. Le analisi riguardano una partita di pesce catturato a sud dell’impianto nucleare di Daiichi il 26 gennaio scorso: il valore registrato è di 1.400 becquerel (Bq) per chilo di pescato, che sfora di 14 volte la soglia massima di 100 Bq/kg stabilita dalla legge giapponese per il consumo umano.

“Non è chiaro come questi pesci siano stati contaminati”, ha dichiarato Hideyuki Ban, direttore del Citizens’ Nuclear Information Centre, l’osservatorio indipendente sul nucleare fondato a Tokyo nel 1975. “Dalle discussioni con i pescatori locali crediamo che gli stock siano contaminati quando nuotano vicino all’impianto e poi viaggiano altrove, o la sabbia e la ghiaia che è sul fondale marino al largo dell’impianto viene spostata dal movimento dell’oceano, diffondendo la radiazione”, ha aggiunto.

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Non è la prima volta che si verifica un evento del genere. Uno dei più recenti risale al febbraio del 2021, quando un’altra partita di pesce catturato a circa 4 miglia nautiche dalla centrale di Fukushima aveva superato di 5 volte il limite di sicurezza sfiorando i 500 Bq/kg.

Ma è abbastanza per riportare l’allarme nell’industria ittica giapponese in vista del prossimo rilascio controllato nell’oceano dell’acqua usata per raffreddare il nocciolo fuso di Fukushima. Le associazioni della pesca temono contraccolpi reali e di immagine per i loro prodotti, anche se la Tepco – l’azienda che gestisce la centrale e il processo di decommissioning – prevede di rilasciare le quasi 1,3 mln di t di liquido dopo averle sottoposte a un processo di decontaminazione e averle diluite di 100 volte con acqua di mare. Il processo non può eliminare uno dei 64 radionuclidi, il trizio, e da analisi preliminari su acque già decontaminate avrebbe in alcuni casi lasciato livelli oltre i limiti di carbonio-14.

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Secondo un rapporto preliminare dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica (AIEA) pubblicato a luglio 2021, nel periodo 2017-2020 i laboratori di analisi giapponesi dove viene testata l’acqua marina, i sedimenti e il pescato dell’area di Fukushima sono risultati affidabili, confermando il parere già espresso per il quadriennio precedente.