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Nucleare: problemi al muro di ghiaccio di Fukushima che contiene l’acqua radioattiva

Disastro di Fukushima: rilascio acqua nell’oceano da primavera 2023

Di IAEA Imagebank - https://www.flickr.com/photos/iaea_imagebank/8657963686/, CC BY-SA 2.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=56218683

centrale di Fukushima
By IAEA Imagebank – https://www.flickr.com/photos/iaea_imagebank/8657963686/, CC BY-SA 2.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=56218683

Il muro di Fukushima è costato 320 mln di dollari

(Rinnovabili.it) – Il muro di ghiaccio che impedisce all’acqua radioattiva di Fukushima di contaminare il sito, la falda sottostante e il mare si è sciolto parzialmente. Il 18 novembre la temperatura nei pressi del reattore n°4 è salita a 13,4°C ma è da metà settembre che sarebbe al di sopra della soglia di congelamento. Lo fa sapere la rete tv giapponese NHK aggiungendo che il gestore della centrale nucleare di Daichii, la Tepco, ha in programma di lanciare nei prossimi giorni i lavori di manutenzione necessari.

La barriera ghiacciata ha avuto numerosi problemi fin dalla sua costruzione nel 2016. Questa opera di ingegneria consiste nel congelare il terreno attorno ai reattori devastati dal terremoto e dallo tsunami del 2011, utilizzando 1.500 tubi conficcati fino a 30 metri di profondità in cui viene iniettata una soluzione salina a -30°C.

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La cortina di ghiaccio separa le acque contaminate che si trovano all’interno dei reattori danneggiati da quelle di falda. A causa dell’incidente di Fukushima, queste ultime riescono a infiltrarsi nei sotterranei dell’impianto, dove entrano in contatto con un ambiente contaminato e diventano altamente radioattive, al pari dell’acqua che viene impiegata per raffreddare i reattori e che Tokyo ha deciso di sversare in mare dal 2023 dopo un processo di decontaminazione.

Già questo accumulo di acqua presenta evidenti rischi, sia perché aumenta la quantità di liquido radioattivo da trattare e smaltire (in aggiunta agli 1,37 mln di t già stoccati in cisterne nei pressi della centrale), sia perché rischia di contaminare l’intera falda. Ma non solo: una volta penetrata nell’edificio, l’acqua di falda riesce poi a farsi strada attraverso il sistema di drenaggio di Fukushima e a riversarsi infine nel Pacifico. Ovviamente, senza subire prima alcun trattamento. Prima dell’entrata in funzione della barriera, circa 500 t di acqua al giorno penetrava nei reattori.

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Questo è solo l’ultimo di una scia di incidenti e malfunzionamenti che ha costellato la storia del muro di ghiaccio di Fukushima. Cinque mesi dopo l’entrata in funzione, a luglio 2016, Tepco aveva dovuto ammettere che l’opera funzionava solo parzialmente: non riusciva a evitare la contaminazione continua delle acque. Nel 2018, un gruppo di esperti nominati dal governo giapponese aveva confermato che il muro non funziona come dovrebbe. Secondo la loro relazione, la parete blocca circa la metà dei flussi ma non risolve il problema. (lm)

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