Tokyo e la Tepco hanno fatto “progressi significativi” nello smantellamento dei reattori fusi dopo il disastro nucleare del 2011. Ma nessuno ha davvero idea di quanto tempo ci vorrà per finire il decommissioning. Un nuovo test per recuperare i frammenti di nocciolo fuso dell’unità 2 avverrà nel 2022.
I risultati del 5° monitoraggio dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica su Fukushima
(Rinnovabili.it) – Il Giappone riuscirà davvero a ultimare le operazioni di decommissioning della centrale nucleare di Fukushima entro il 2051? Oppure la tabella di marcia subirà l’ennesimo ritardo? Secondo l’Agenzia internazionale per l’energia atomica (IAEA), è molto difficile dirlo. “Onestamente parlando, non lo so, e non so se qualcuno lo sa”, ha detto venerdì Christophe Xerri, capo della squadra dell’IAEA che ha monitorato i progressi nella bonifica dell’impianto colpito dal disastro del 2011.
È la conclusione della quinta missione di controllo sullo stato di avanzamento dei lavori a Fukushima da parte dell’IAEA. I 12 esperti internazionali dell’agenzia hanno certificato che il Giappone “ha compiuto progressi significativi dall’incidente”. Da una situazione di emergenza, il lavoro delle autorità nazionali e della Tepco è riuscito a portare verso “una situazione stabile, gestendo le attività quotidiane nel sito, riducendo i rischi per la forza lavoro e l’ambiente e pianificando lo smantellamento con un approccio industriale sistematico”.
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Il lavoro dell’IAEA è iniziato pochi mesi dopo la decisione di Tokyo di rilasciare nell’oceano Pacifico quasi 1,3 milioni di tonnellate di acqua contaminata (e trattata prima dello sversamento in mare). L’acqua, che al momento è stoccata in un migliaio di grandi serbatoi nei pressi dell’impianto di Fukushima, verrà prima diluita con acqua di mare e poi sversata nell’oceano attraverso un tunnel lungo 1 km. L’operazione inizierà nella primavera del 2023. Una decisione che l’agenzia per l’energia atomica approva in pieno, mentre i paesi vicini e il mondo ambientalista solleva dubbi sull’efficacia della decontaminazione dell’acqua.
L’IAEA però non nasconde le difficoltà che restano. “Rimangono molte sfide da affrontare, che richiedono ricerca e sviluppo tecnologico, dedizione continua alla sicurezza e una valutazione approfondita delle opzioni tecniche per completare il progetto di smantellamento”, ha continuato ancora Xerri.
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Il punto più critico riguarda la rimozione di ciò che rimane dei noccioli fusi nelle tre unità dell’impianto coinvolte nell’incidente nucleare. Finora, le soluzioni individuate non garantiscono né certezza di riuscita né tempi rapidi. Il problema principale resta la creazione di strumenti in grado di resistere agli altissimi livelli di radiazioni ancora presenti nel cuore della centrale di Fukushima.
L’Agenzia ha annunciato che un test con uno speciale braccio robotico verrà effettuato nel 2022 per recuperare il nocciolo fuso dell’unità 2. questa operazione permetterà anche di calibrare gli interventi sugli altri due reattori, l’1 e il 3. Oltre alle difficoltà di recuperare il materiale radioattivo, restano molte incognite sul trattamento che questo materiale dovrà subire e sulle modalità con cui verrà stoccato.