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Fukushima: l’acqua contaminata può danneggiare il DNA umano

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By IAEA Imagebank via Flickr

Il governo vuole sversare in mare l’acqua radioattiva di Fukushima

(Rinnovabili.it) – Tra pochi giorni il Giappone deciderà che fare delle 1,23 milioni di tonnellate di acqua contaminata proveniente dagli impianti di Fukushima. La soluzione preferita dai tecnici e dalle autorità sembra proprio quella di smaltire nell’oceano questa enorme quantità di liquidi irradiati. Che sarebbero trattati prima del rilascio. Ma le procedure non abbattono davvero i livelli di alcuni elementi altamente pericolosi.

E’ su questo punto che si concentra uno studio condotto da Greenpeace. L’organizzazione ambientalista punta il dito sul carbonio-14, un isotopo radioattivo. La Tepco, la società che gestisce gli impianti di Fukushima, a fine agosto ha ammesso per la prima volta che nelle acque contaminate è presente anche questa sostanza.

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Ed è un problema enorme che sta passando drammaticamente sotto silenzio, sottolinea Greenpeace. Perché il carbonio-14 è integrato nel ciclo del carbonio. Detto in estrema sintesi, il carbonio-14 è incorporato in tutta la materia vivente a diversi fattori di concentrazione.

Se l’acqua contaminata viene scaricata nell’Oceano Pacifico, tutto il carbonio 14 verrà rilasciato nell’ambiente. E ha un’emivita di 5.730 anni: una volta introdotto nell’ambiente, questo elemento resterà pericoloso per molte generazioni. In più, il processo di trattamento delle acque messo a punto da Tepco, l’Advanced Liquid Processing System (ALPS), non è stato pensato per affrontare il carbonio-14. Le acque “trattate”, quindi, non solo saranno ancora radioattive, ma avranno ancora alte concentrazioni di alcuni isotopi.

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Per questa ragione il carbonio-14 potrebbe essere ancora più pericoloso del trizio, un altro elemento radioattivo contenuto nelle acque contaminate. Perché il carbonio-14 “si concentra nel pesce a un livello migliaia di volte superiore al trizio. Il carbonio-14 è un importante contributo alla dose collettiva di radiazioni umane e ha il potenziale di danneggiare il DNA umano”. Secondo l’autore dello studio di Greenpeace, Shaun Burnie, questo elemento, “insieme ad altri radionuclidi nell’acqua, rimarrà pericoloso per migliaia di anni con il potenziale di causare danni genetici. È un motivo in più per cui questi piani devono essere abbandonati”.

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