I siti di fracking negli USA hanno livelli radioattivi del 7% più alti del normale
(Rinnovabili.it) – I siti di fracking americani sono radioattivi. E’ il risultato di uno studio condotto dall’università di Harvard e appena pubblicato sulla rivista scientifica Nature. I ricercatori hanno rilevato dei livelli di radiazioni significativamente più alti di quelli considerati normali nelle postazioni situate sottovento rispetto agli impianti.
Nello specifico, la ricerca ha considerato 100 pozzi di fracking. Le aree entro 20 chilometri sottovento tendono ad avere livelli di radiazioni che sono circa il 7% al di sopra dei normali livelli di fondo. Lo studio ha esaminato migliaia di dati di monitoraggio delle radiazioni rilevati dall’Agenzia per la protezione ambientale (EPA) degli Stati Uniti dal 2011 al 2017 e su tutto il territorio nazionale.
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“Gli aumenti non sono estremamente pericolosi, ma potrebbero aumentare alcuni rischi per la salute delle persone che vivono nelle vicinanze”, ha commentato a Reuters l’autore principale dello studio, Petros Koutrakis. Le particelle radioattive possono essere inalate e aumentare il rischio di cancro ai polmoni.
Da cosa dipende questa radioattività fuori norma? I ricercatori sospettano che sia legata alla quantità di materiali radioattivi che si trovano naturalmente al di sotto della superficie terrestre. E che le attività di fracking riportano in superficie. Lo studio conferma altre rilevazioni svolte in passato. Sul punto si concentrava già uno studio del 2018 apparso su Chemical Geology. La ricerca spiegava come nelle acque di riflusso del fracking, accanto a metalli pesanti, idrocarburi e tutti gli additivi chimici iniettati nel sottosuolo, fossero presenti anche elementi radioattivi naturali come il bario e il radio radioattivo.
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Il fracking è una tecnica di fatturazione idraulica utilizzata per estrarre gas da sorgenti non convenzionali. E’ alla base della rivoluzione dello shale che ha reso gli USA autosufficienti dal punto di vista energetico. Oltre che esportatore di idrocarburi. Tutto nell’ultimo decennio. Questo perché ha reso in linea di massima economicamente conveniente sfruttare i giacimenti di gas di scisto.
La fatturazione idraulica pompa milioni di litri d’acqua nel sottosuolo ad alta pressione. Le acque sono combinate con sabbia o microsfere ceramiche e una miscela di sostanze chimiche additive. L’acqua pressurizzata rompe lo scisto e forza gas naturale e petrolio a uscire. Mentre i granuli impediscono alle fratture di richiudersi, una parte consistente dell’acqua iniettata nel terreno, ritorna in superficie come rifiuto altamente tossico.