Enzimi prodotti da alcuni microbi potrebbero aiutare nel rimuovere le microplastiche dalle acque reflue secondo l’Imperial College
La strategia migliore per rimuovere le microplastiche dalle acque reflue, però, è evitare di produrle
Microbi ed enzimi appositamente progettati possono rimuovere le microplastiche dalle acque reflue e dai liquami. Lo affermano i ricercatori dell’Imperial College, che hanno lavorato per impedire che questi contaminanti finiscano nei fertilizzanti.
Il team ha analizzato il percorso delle microplastiche dalle acque reflue domestiche ai campi agricoli. Attività quotidiane come il lavaggio dei vestiti rilasciano frammenti di plastica minuti, in particolare dai tessuti in poliestere, nelle acque grigie urbane. Dentro gli impianti di trattamento, queste particelle si accumulano nei fanghi di depurazione. Il problema è che questi poi vengono utilizzati come fertilizzanti, introducendo inavvertitamente plastica nel terreno.
L’Imperial College evidenzia l’urgenza di nuove regole per misurare e caratterizzare le microplastiche, comprendere gli effetti sulla salute umana e determinare concentrazioni sicure. Ma soprattutto, i ricercatori propongono di integrare microbi ed enzimi nei processi di trattamento delle acque reflue per prevenire l’inquinamento del suolo.
Il gruppo di ricerca, guidato dal professor Jose Jimenez Zarco, sta esplorando l’impiego di enzimi chiamati esterasi, prodotti dai microbi, per scomporre il poliestere in molecole sicure per l’ambiente. La ricerca si concentra sull’ottimizzazione della sopravvivenza dei microbi in condizioni reali e sull’incremento della produzione di enzimi.
Le soluzioni sembrano promettenti, ma ridurre l’immissione di microplastiche nelle acque reflue è comunque l’obiettivo primario da porsi.
“La contaminazione da microplastica è completamente non regolamentata. Esiste una concentrazione sicura che possiamo avere nell’ambiente?”, si chiede Jimenez Zarco. Mentre nuove prove suggeriscono che l’ingestione di microplastiche può avere effetti riproduttivi e multigenerazionali, esistono poche ricerche sui tipi specifici di microplastiche a cui gli esseri umani sono esposti.
Nei campi agricoli, è stato dimostrato che le microplastiche si possono rilevare anche dopo 35 anni. Un esperimento in Germania ha mostrato che terreni fertilizzati con fanghi di depurazione oltre tre decenni fa, contenevano più microplastiche rispetto a quelli non trattati. La migrazione di questi inquinanti nel cibo rappresenta un crescente interrogativo, non più ignorabile.