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Emissioni Industriali: Bruxelles modifica la direttiva ma scontenta gli ambientalisti

La Commissione europea ha presentato una proposta di revisione della Direttiva sulle Emissioni Industriali (IED). Il progetto potrebbe far compiere alla normativa importanti passi in avanti, ma ci sono alcune lacune. Secondo la rete EEB, si tratta di limiti pericolosi, di cui le imprese hanno già approfittato in passato.

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Foto di Chris LeBoutillier da Pixabay

Modifica IED, le prime bocciature

(Rinnovabili.it) – Nei giorni scorsi sono state pubblicate alcune indiscrezioni sul progetto di modifica della Direttiva europea sulle Emissioni Industriali (IED), normativa comunitaria fondamentale per disciplinare l’inquinamento prodotto dai grandi impianti UE. Si tratta di una legge che assicura la tutela del diritto alla salute per le persone, e dell’ambiente stesso.

Già in passato diversi Stati membri e singole imprese hanno approfittato di una serie di limiti della direttiva attualmente vigente, che di fatto ha degli standard di prevenzione sulle emissioni deboli e facilmente aggirabili. Per questa ragione era atteso il draft di revisione, che però ha deluso le aspettative. European Environmental Bureau, la rete europea di oltre 170 organizzazioni ambientaliste presente in 35 Stati, ritiene che quest’anno poteva essere un’occasione fondamentale per aggiornare la direttiva e portare il trattamento delle emissioni industriali in linea con gli standard ambientali e climatici UE. 

Secondo EEB la nuova direttiva non è abbastanza incisiva nel regolare le emissioni industriali 

Sulla base delle anticipazioni proposte dal Contexte, infatti, il limite principale sta nell’arbitrarietà lasciata alle imprese, che possono da sole stabilire i propri impegni. L’abbattimento della quota di emissioni generata dall’inquinamento industriale sarebbe inoltre delegato solo al mercato, incentivando il sistema  ETS (di vendita delle quote tra Paesi). 

Secondo Christian Schaible, policy manager per la Produzione Industriale di EEB ha dichiarato:  La Commissione europea ha fatto un buon lavoro in termini di rafforzamento dell’applicazione e delle sanzioni. Tuttavia, la proposta non riesce a spingere l’industria verso un cambiamento globale verso la neutralità climatica e l’inquinamento zero. È un enorme errore da tenere in un articolo che impedisce agli autori di permessi di stabilire limiti per le emissioni di gas serra per gli inquinatori industriali. Questo deve essere risolto se l’UE è seria sui suoi impegni Green Deal“.

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La rete, insieme ad altre ONG, ha già scritto alla Commissione Europea chiedendo che la direttiva sia in linea con il Green Deal e distinguendo una serie di aspetti che rappresentano dei significativi passi in avanti, da altri che necessitano di una revisione immediata. 

Direttiva Emissioni Industriali, i pro

  • TRASPARENZA: c’è un miglioramento della trasparenza dei negoziati per le norme sulle emissioni. La maggiore apertura consente alle ONG di monitorare il processo e verificarne l’efficacia;
  • VINCOLI: I valori limite delle emissioni vengono adeguati alla soglia più bassa delle BAT-AEL e delle BAT-AEPL (gli standard di prevenzione e di performance). Si tratta di un importante passo avanti in materia di inquinamento industriale, perché vincola esplicitamente le imprese.
  • CHI INQUINA PAGA: sono state rafforzate le sanzioni e il regime di compensazione per gli inquinatori, che ora includono anche la produzione di batterie e le attività estrattive;
  • ALLEVAMENTI INDUSTRIALI: anche le emissioni prodotte da una serie di allevamenti (bovini e, in parte, suini e pollame) verranno ritenute inquinamento industriale;
  • ACCESSO ALLA GIUSTIZIA: viene potenziato il meccanismo di accesso alla giustizia anche se esistono ancora una serie di limiti.

Direttiva Emissioni Industriali, i contro

  • VENDITA DI EMISSIONI: con l’articolo 9 paragrafo 1 si affida al solo mercato la regolazione delle emissioni, rafforzando il sistema ETS;
  • PARTECIPAZIONE: al momento è rivista la partecipazione della sola Agenzia Europea delle Sostanze Chimiche mentre la rete auspica una maggiore apertura della platea degli stakeholders, che dovrebbero includere almeno il mondo accademico e l’Agenzia Europea per l’Ambiente;
  • MISURABILITA’: i “Piani di Trasformazione”  non prevedono road map e strumenti di misurazione degli avanzamenti conseguiti. Manca un quadro di scadenze e quella al 2030 appare non linea con le necessità europee. Inoltre saranno le stesse imprese a sottoscrivere I propri impegni.
  • SOCIETA’ CIVILE: le ONG sono escluse dal processo scientifico che elabora le chiavi di performance dei piani di trasformazione;
  • REGIMI LIGHT: per l’inquinamento industriale delle attività agricole è previsto un regime più leggero. 

In linea di massima la proposta di modifica implica, secondo EEB, che la Commissione Europea abbia noti gli attuali limiti della normativa sull’inquinamento industriale, anche se i passi avanti compiuti risultano ancora poco ambiziosi.