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L’inquinamento generato dalle emissioni da cottura resta sospeso nell’aria

emissioni da cottura
via Pixabay

Uno studio delle Università di Birmingham e Bath ha mostrato che le emissioni da cottura restano sospese nell’aria e studiandone la struttura si può verificarne l’impatto sui cambiamenti climatici. Il primo indagato si chiama acido oleico. Si tratta di un grasso insaturo rilasciato durante la cottura. Studiando il comportamento dei suoi film sottili gli scienziati hanno verificato che si può prevedere per quanto tempo gli aerosol generati restano nell’ambiente.

E’ possibile quantificare la permanenza delle emissioni da cottura

Per molto tempo gli aerosol generati dalle attività di cucina sono stati associati alla scarsa qualità dell’aria nelle città. “Stiamo sempre più scoprendo come molecole come questi acidi grassi da cucina possono organizzarsi in bilayers e altre forme regolari e pile all’interno di goccioline di aerosol che galleggiano nell’aria – ha raccontato il dottor Adam Squires, dell’Università di Bath – e come questo cambia completamente quanto velocemente si degradano, per quanto tempo persistono nell’atmosfera e come influenzano l’inquinamento e il tempo atmosferico.”

Fino ad ora è risultato però difficile identificare il loro impatto sui cambiamenti climatici. Si tratta infatti di sostanze composte da una ampia gamma di molecole, con interazioni variabili con l’ambiente. 

Utilizzando gli strumenti di due strutture dell’Harvell Campus di Oxford, il Diamond Light Source e la Central Laser Facility, gli scienziati hanno identificato la nanostruttura delle molecole. Quest’ultima è responsabile del rallentamento della rottura degli aerosol e, di conseguenza, del modo in cui sono trasportati e dispersi nell’atmosfera. Sarà questa la chiave delle evoluzioni dello studio: guardando a quei processi si potrà prevedere il loro impatto sull’ambiente. 

Lo studio, pubblicato su Atmospheric Chemistry and Physics, ha utilizzato un modello teorico combinato con dati sperimentali. L’autore principale, il dottor Christian Pfrang, dell’Università di Birmingham, ha dichiarato: “Gli aerosol per cucina rappresentano fino al 10% delle emissioni di particolato (PM) nel Regno Unito. Trovare modi accurati per prevedere il loro comportamento ci darà modi molto più precisi per valutare anche il loro contributo al cambiamento climatico.”

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