Emissioni da carbone pro capite, l’impegno di riduzione non è abbastanza
(Rinnovabili.it) – Le emissioni climalteranti da carbone stanno diminuendo a livello pro capite nella maggior parte dei paesi del G20. Ma non sempre il calo registrato appare compatibile con il ritmo necessario alla transizione energetica. Al contrario, in alcuni casi le quote emissive rimangono straordinariamente alte. Ce lo dice una nuova analisi del think tank energetico Ember, puntando il dito su Australia e Corea del Sud, i principali emettitori di CO2 da carbone del Gruppo rispetto al numero di abitanti.
Oggi i due Paesi rilasciano ciascuno tre volte più emissioni da carbone pro capite rispetto alla media mondiale, nonostante abbiano continuato a ridurre tale valore nel tempo. Per la precisione dal 2015 – anno dell’accordo sul clima di Parigi – hanno tagliato le emissioni da carbone pro capite rispettivamente del 26% e del 10%. Ma dal momento che il loro punto di partenza era molto elevato, ricoprono una posizione di testa come grandi emettitori del G20 ormai da tre anni.
La classifica degli emettitori
“La Cina e l’India sono spesso accusate di essere i grandi inquinatori mondiali per l’energia prodotta dal carbone”, sottolinea Dave Jones, Responsabile di Global Insights per Ember. “Ma se si tiene conto della popolazione, Corea del Sud e Australia sono stati i peggiori inquinatori ancora nel 2022. Essendo economie mature, dovrebbero aumentare l’elettricità rinnovabile in modo sufficientemente ambizioso e sicuro da consentire l’eliminazione graduale del carbone entro il 2030”.
Nel complesso dal 2015 al 2022, 12 economie delle 20 hanno ridotto le proprie emissioni da carbone procapite. Ma nel complesso lo scorso anno il dato pro capite complessivo del G20 è stato di 1,6 tonnellate di anidride carbonica, ossia il 54% in più rispetto alla media del resto del mondo che si è attestata a 1,1 tonnellate.
Il livello più basso all’interno del Gruppo appartiene oggi all’Argentina, seguita da Brasile, Francia e Regno Unito. Per l’Italia, che con la crisi energetica e l’aumento delle bollette del gas ha dovuto far funzionare al massimo i suoi impianti termoelettrici, aspetta un sesto posto. Dall’altro capo della classifica, dopo Australia e Corea del Sud si piazzano Cina e Sud Africa.