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Ecomafia sempre attiva, viaggia al ritmo di 4 reati all’ora e vale quasi 20mld

ecomafia 2020
Foto di Elias Sch. da Pixabay

di Tommaso Tetro

(Rinnovabili.it) – Nel 2019 crescono le illegalità ambientali. Un affare fuorilegge che vale quasi 20 miliardi di euro per quest’anno. Sono stati 34.648 i reati accertati. Viaggiano al ritmo di una media di 4 all’ora. Con un incremento del 23,1% rispetto al 2018. Campania, Puglia, Sicilia e Calabria sono le Regioni dove si commettono più eco-reati; mentre la Lombardia colleziona più arresti. Sono questi i principali dati che emergono dal nuovo rapporto Ecomafia 2020 di Legambiente in cui vengono raccontate le storie e i numeri della criminalità ambientale in Italia, presentato nel corso di un evento on-line, e realizzato grazie al sostegno di Cobat e Novamont.

Nel volume – edito da Edizione Ambiente, e dedicato quest’anno al consigliere comunale Mimmo Beneventano, ucciso dalla camorra il 7 novembre del 1980, e a Natale De Grazia, il capitano di corvetta della Capitaneria di Porto di Reggio Calabria scomparso 25 anni fa mentre indagava sugli affondamenti delle cosiddette ‘navi dei veleni’ – si parla dell’esplosione degli illeciti nel ciclo del cemento con 11.484 reati (più 74,6% rispetto al 2018) che superano quelli contestati nel ciclo di rifiuti che sono 9.527 (più 10,9% rispetto al 2018); ma c’è anche un’impennata dei reati contro la fauna che arrivano a 8.088 (più 10,9% rispetto al 2018) e di quelli connessi agli incendi boschivi con 3.916 illeciti (più 92,5% rispetto al 2018). Inoltre resta ancora diffusa l’abusivismo edilizio con 20mila nuove costruzioni fuorilegge.

Ecomafia 2020, la classifica delle regioni

In testa alla classifica delle regioni c’è la Campania con 5.549 reati contro l’ambiente, seguita da Puglia, Sicilia e Calabria che è anche la prima regione del Sud per numero di arresti. In queste quattro regioni “a tradizionale presenza mafiosa si concentra quasi la metà di tutti gli illeciti penali accertati grazie alle indagini, il 44,4%”. La Lombardia, da sola, con 88 ordinanze di custodia cautelare, colleziona però un numero di arresti più alto per reati ambientali di Campania, Puglia, Calabria e Sicilia messe insieme che si fermano a 86.

La torta che il business eco-criminale si spartisce è stimato in quasi 20 miliardi, 19,9 per la precisione soltanto nel 2019; una somma che dal 1995 a oggi ha toccato quota 419,2 miliardi. A dividersi il bottino 371 clan (tre in più rispetto all’anno prima); attivi in tutte le filiere criminali, dal ciclo del cemento a quello dei rifiuti, dai traffici di animali fino allo sfruttamento delle energie rinnovabili e alla distorsione dell’economia circolare.

“E’ preoccupante il quadro raccontato sulle illegalità ambientali e sul ruolo che ricoprono le organizzazioni criminali, anche al Centro-Nord, nell’era precedente al Covid-19 – dichiara Stefano Ciafani, presidente di Legambiente – se da un lato aumentato i reati ambientali, dall’altra parte la pressione dello Stato non si è arrestata. Anzi. I nuovi strumenti di repressione garantiti dalla legge sugli eco-reati stanno mostrando tutta la loro validità sia sul fronte repressivo sia su quello della prevenzione. Non bisogna però abbassare la guardia. Per questo è fondamentale completare il quadro normativo”.

Inoltre il rapporto Ecomafia 2020 conferma la validità di provvedimenti legislativi come per esempio la legge sugli ecoreati e quella contro il caporalato. Grazie al primo provvedimento – viene spiegato – “l’attività svolta dalle procure, secondo i dati elaborati dal ministero della Giustizia, ha portato all’avvio di 3.753 procedimenti penali (quelli archiviati sono stati 623), con 10.419 persone denunciate e 3.165 ordinanze di custodia cautelare emesse. Mentre con quella sul caporalato, nel 2019 le denunce penali, amministrative e le diffide sono state complessivamente 618, contro le 197 del 2018 (più 313,7%) e sono più che raddoppiati gli arresti, passati da 41 a 99”. 

Il ciclo dei rifiuti anche nel 2019 resta il settore maggiormente interessato dai fenomeni più gravi di criminalità ambientale. Sono 198 gli arresti (più 112,9% rispetto al 2018) e 3.552 i sequestri con un incremento del 14,9%. A guidare la classifica per numero di reati è la Campania, con 1.930 reati, seguita a grande distanza dalla Puglia (835) e dal Lazio, che con 770 reati sale al terzo posto di questa classifica, scavalcando la Calabria. Quanto alle inchieste sui traffici illeciti di rifiuti, dal primo gennaio 2019 al 15 ottobre del 2020 ne sono state messe a segno 44, con 807 persone denunciate, 335 arresti e 168 imprese coinvolte. Quasi 2,4 milioni di tonnellate di rifiuti sono stati sequestrati, messi in fila formerebbero una colonna di 95mila tir lunga 1.293 chilometri.

Crescono anche le inchieste sulla corruzione ambientale, dal primo giugno 2019 al 16 ottobre 2020 sono state 134, con 1.081 persone denunciate e 780 arresti. Il 44% delle inchieste ha riguardato le quattro regioni con il maggior numero di reati, con la Sicilia in testa alla classifica (27 indagini). Da segnalare è il secondo posto occupato dalla Lombardia, con 22 procedimenti penali, seguita dal Lazio con 21. Nella Terra dei Fuochi sono tornati a crescere di circa il 30% rispetto al 2018 i roghi censiti sulla base degli interventi dei Vigili del fuoco, e in totale sono arrivati quasi a quota 2mila. Preoccupano anche i dati sugli incendi boschivi: nel 2019 sono andati in fumo 52.916 ettari tra superfici boscate e non; con un incremento del 261,3% rispetto al 2018. Il 50,3% dei reati si concentra nelle quattro peggiori eco-regioni dove è andato in fumo il 76% del territorio a livello nazionale, con la Calabria in cima alla classifica con 548 reati.

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