La decisione finale arriverà a fine mese mentre lo spazio per lo stoccaggio all’impianto di Daiichi si sta esaurendo velocemente
Più di 1 mln di t di acqua è contaminata a causa del disastro di Fukushima
(Rinnovabili.it) – A quasi 10 anni dall’anniversario del disastro di Fukushima, le autorità giapponesi vogliono sversare in mare le acque contaminate della centrale nucleare. Manca l’annuncio ufficiale, ma sembra proprio che Tokyo sia pronta a compiere questo passo. L’ultimo di una lunga serie di incredibili fallimenti nella gestione dell’evento del 2011.
Lo smaltimento dell’acqua contaminata presso l’impianto di Daiichi è un problema di lunga data. Fa parte del progetto decennale di smantellamento. Più di un milione di tonnellate di acqua contaminata sono attualmente immagazzinate in enormi serbatoi presso la struttura. E lo spazio si sta esaurendo. L’operatore dell’impianto, Tokyo Electric Power (Tepco), stima che tutti i serbatoi disponibili saranno pieni entro l’estate del 2022. Già un anno fa, secondo il Ministro dell’Ambiente giapponese, l’unica soluzione era sversare parte dell’acqua direttamente nell’Oceano Pacifico.
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Non è l’unica soluzione possibile. Il Giappone ne ha vagliate almeno altre due. La prima, banalmente, consiste nel costruire più serbatoi. La seconda invece è fare evaporare l’acqua (in combinazione con lo smaltimento in mare di una parte). Una soluzione possibile, già testata e comprovata a seguito del meltdown nucleare verificatosi nel 1979 presso la centrale nucleare di Three Mile Island, negli Stati Uniti. Per sbarazzarsi di circa 8.700 tonnellate di acqua contaminata dal trizio furono necessari due anni di operazioni.
Ma la preferenza del ministero dell’Ambiente di Tokyo va verso il rilascio in mare di acqua sì trattata, ma ancora contaminata. Si prevede che qualsiasi rilascio di questo tipo richieda circa due anni di preparazione. In teoria, l’acqua irradiata dal sito deve passare attraverso un processo di filtrazione. Poi ulteriormente diluita con acqua di mare. E infine rilasciata nell’oceano. L’intera operazione di smaltimento potrebbe durare alcuni decenni.
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