Nel 2015 il disastro ambientale con il crollo della diga Fundao della Samarco
(Rinnovabili.it) – Il più grande disastro ambientale della storia del Brasile finisce in tribunale a Londra. Che i giudici diano ragione alla compagnia mineraria anglo-australiana BHP o ai 200mila cittadini brasiliani che chiedono quasi 7 miliardi di dollari di danni, questo processo può segnare un’epoca. Sulla falsariga della condanna inflitta a Shell a febbraio da una corte dell’Aia, che ha giudicato il gigante del petrolio (e non soltanto la sua succursale locale) per i danni ambientali nel delta del Niger. Il messaggio che passa – anche a livello giuridico – è che la responsabilità aziendale non conosce confini: impossibile, ormai, schermarsi dietro le società e le joint venture locali. Anche i vertici devono rispondere in giudizio.
La Corte d’appello inglese ha ribaltato una sua precedente decisione che risale al marzo scorso, quando aveva stabilito che la BHP doveva essere processato da una corte brasiliana e non in Gran Bretagna per il disastro della diga Samarco del 2015. La causa era stata intentata da 200.000 cittadini brasiliani, che speravano nella giustizia inglese dopo che quella brasiliana aveva comminato multe (mai pagate) e stabilito compensazioni (ma non a favore delle vittime del collasso dell’infrastruttura).
Leggi anche Il disastro ambientale della diga Samarco non parla inglese
Nel 2015, il collasso della diga della Samarco, joint venture tra BHP e la brasiliana Vale, seguito dal crollo a catena di una seconda infrastruttura di contenimento, aveva riversato nel rio Doce circa 60 milioni di metri cubi di residui tossici, resti di lavorazione dell’attività estrattiva. Le dense acque color arancione avevano proseguito poi la loro corsa fino all’oceano, contaminando al loro passaggio ecosistemi terrestri, acquatici e marini per un raggio di 500 km nel sud-est del Brasile.
L’avvocato Tom Goodhead che rappresenta individui, imprese, chiese, organizzazioni, comuni e popolazioni indigene brasiliane nel processo, lo ha definito un “giudizio monumentale”. In effetti la decisione è arrivata dopo un passaggio molto insolito per la giustizia inglese: tre giudici della Corte d’appello hanno sconfessato il parere dato a marzo dal loro omologo.
Leggi anche La Shell a processo in UK per disastro ambientale nel delta del Niger