Plastica e acidificazione degli oceani: come sono legate fra loro
(Rinnovabili.it) – Il progressivo processo di acidificazione degli oceani potrebbe non essere determinato solo dall’aumento della CO2 atmosferica. Uno studio spagnolo, condotto dall’Institut de Ciències del Mar (ICM-CSIC) di Barcellona e pubblicato su Science of the Total Environment, ha stabilito una relazione tra il calo del pH e uno dei problemi ambientali più pervasivi dell’ultimo secolo: l’inquinamento della plastica in mare.
“Grazie a questo studio – afferma Cristina Romera-Castillo, ricercatrice ICM-CSIC e prima autrice della ricerca – siamo stati in grado di dimostrare che nelle aree di superficie oceanica altamente inquinate dalla plastica, il degrado di questi rifiuti porterà a una diminuzione fino a 0,5 unità di pH. Valore paragonabile al calo di pH stimato nei peggiori scenari di emissioni antropogeniche per la fine del XXI secolo”.
La relazione tra inquinamento da plastica e acidificazione degli oceani assegna un ruolo fondamentale alla luce del sole. I raggi ultravioletti, infatti, hanno un effetto degradante e invecchiante per le materie plastiche aiutando la scomposizione in piccoli pezzi, le microplastiche.
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Più i polimeri subiscono questo trattamento, maggiore è il grado di degradazione che raggiungono. Nel corso di questo processo c’è un aumento progressivo del rilascio di una serie di composti chimici nell’acqua, che ne alterano il pH. Non si tratta sempre di sostanze che derivano direttamente dal polimero vergine. A volte, infatti, a essere rilasciati sono additivi che sono stati aggiunti per migliorarne colore, resistenza o altre caratteristiche.
Quello che è certo è che nel corso di questo processo c’è un rilascio di CO2 derivante direttamente dalla plastica o essere un prodotto delle reazioni che la luce solare innesca nei composti organici rilasciati da questo materiale. L’anidride carbonica, a sua volta, altera il pH delle acque.
L’impatto della plastica degradata sull’acidificazione degli oceani
Il team di ricerca che ha lavorato allo studio ha sperimentato le reazioni di diversi tipi di plastica, più o meno invecchiata, alla radiazione solare e a una temperatura costante.
Analizzando il pH delle acque e il carbonio organico disciolto, gli scienziati hanno riscontrato che dopo soli sei giorni di esposizione la plastica aveva rilasciato grandi quantità di composti organici e il pH delle acque era sensibilmente mutato; il fenomeno non si è invece ripetuto in maniera così strutturale negli esperimenti con plastica più “recente”.
“Questi risultati – secondo Romera-Castillo – mostrano che la plastica invecchiata influenza l’acidificazione molto più della plastica nuova, il che è molto preoccupante, poiché la maggior parte della plastica trovata in mare, qualunque sia il tipo, è degradata”.
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