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La contaminazione da PFAS ci colpisce ancora prima di nascere

Contaminazione da PFAS: i forever chemicals colpiscono anche i feti
Foto di Camylla Battani su Unsplash

Lo studio sulla contaminazione da PFAS nei feti è apparso su The Lancet Planetary Health

(Rinnovabili.it) – I “forever chemicals” danneggiano l’uomo già dai primi stadi dello sviluppo fetale. Alterando il metabolismo e iniziando ad accumularsi nel fegato. Ed esponendo il nascituro a un rischio maggiore di contrarre patologie come cancro e diabete nel corso della sua vita. L’effetto nocivo e pervasivo della contaminazione da PFAS – le sostanze perfluoroalchiliche che sono usate in un’infinità di applicazioni, come imballaggi alimentari, tappeti, materiali da costruzione, cosmetici, pentole, indumenti impermeabili – inizia quindi prima ancora della nascita.

“Abbiamo trovato PFAS nel fegato dei feti e, sfortunatamente, i risultati forniscono una prova evidente che l’esposizione a queste sostanze chimiche perenni nell’utero colpisce il feto”, spiega il professor Paul Fowler dell’Università di Aberdeen, coautore del primo studio in assoluto a indagare gli effetti della contaminazione da PFAS sul metabolismo dei feti. “Quelli esposti a livelli più elevati di PFAS hanno alterato il metabolismo e la funzionalità epatica molto prima della nascita”.

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Per arrivare a questo risultato, Fowler e i colleghi dell’università di Örebro hanno monitorato e analizzato 78 feti, concentrandosi sulle dinamiche dell’accumulo di forever chemicals nei loro organismi. È noto da tempo che la contaminazione da PFAS può avere degli effetti sul rischio per i feti di contrarre patologie. Ad esempio, alcuni studi hanno accertato che l’esposizione a sostanze perfluoroalchiliche in gravidanza è collegata al rischio di nascite sottopeso e all’obesità infantile.

Lo studio pubblicato ieri su The Lancet Planetary Health è però il primo a condurre un profiling sistematico del metabolismo dei feti e a misurarne i livelli di contaminazione. I PFAS sono chiamati “forever chemicals” perché non sono facilmente degradabili nè nell’ambiente né nell’organismo e tendono ad accumularsi lungo le catene trofiche.

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“Siamo rimasti sorpresi dalla forte associazione di queste sostanze chimiche con i cambiamenti nel metabolismo fetale. È simile ad alcuni cambiamenti metabolici che si verificano negli adulti. Nello specifico, abbiamo scoperto che l’esposizione ai PFAS è collegata al metabolismo modificato degli acidi biliari e dei lipidi nei feti”, spiega Tuulia Hyötyläinen, professoressa di chimica all’Università di Örebro.

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