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La contaminazione da Pfas ci riguarda anche prima di nascere

Contaminazione da Pfas: ci sono tracce in tutti i cordoni ombelicali
Photo by Louis Reed on Unsplash

I risultati di 40 studi scientifici indipendenti sulla contaminazione da Pfas nei feti

(Rinnovabili.it) – Se avete avuto un figlio negli ultimi 5 anni, c’è un’altissima probabilità che sia entrato a contatto con gli Pfas mentre era ancora nell’utero. In questo periodo, 40 studi scientifici indipendenti tra loro hanno analizzato oltre 30mila tessuti provenienti da cordoni ombelicali. Il risultato è disarmante e parla chiarissimo: tutti i campioni, nessuno escluso, avevano tracce di contaminazione da Pfas.

Gli Pfas o composti per- e polifluoroalchilici sono una classe di sostanze chimiche largamente usate nei processi industriali per alcune loro proprietà, tra cui la resistenza termica e chimica. Proprio queste caratteristiche le rende difficili, se non impossibili, da smaltire quando entrano nell’organismo. Per questa ragione questi composti diffusissimi, che trovano impiego per impermeabilizzare tessuti, per la carta alimentare, nella produzione di prodotti per la casa e di schiume antincendio, sono anche chiamati ‘forever chemicals’.

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In ciascuno dei 40 studi – rianalizzati da EWG, una ong statunitense – i ricercatori hanno rilevato tracce di contaminazione da Pfas da almeno 35 sostanze diverse. Molti di questi composti, però, sono di difficile individuazione: pertanto il vero totale potrebbe essere più elevato.

L’esposizione precoce agli Pfas non è senza conseguenze. Sedici di questi studi recenti hanno trovato un collegamento tra l’esposizione a queste sostanze chimiche e alterazioni dei lipidi del sangue del cordone ombelicale. Gli Pfas sono anche stati collegati a danni allo sviluppo fetale e infantile. In almeno 14 di questi studi, poi, è stato possibile stabilire un collegamento tra le tossine nel sangue del cordone, la rilevazione di queste stesse sostanze più tardi durante l’infanzia e un aumento del rischio di impatti sulla salute durante l’età adulta attraverso l’alterazione degli acidi biliari.

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“La presenza di queste sostanze chimiche è una minaccia anche per le donne in gravidanza, che sono il primo contatto con gli Pfas prima che possano passare dall’utero al feto in via di sviluppo attraverso il cordone ombelicale”, spiega Uloma Uche di EWG. I dati raccolti in questi 40 studi recenti sono allarmanti perché i feti sono “più vulnerabili a queste esposizioni perché i loro corpi in via di sviluppo non hanno i meccanismi per gestire le sostanze chimiche”, conclude.

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