Le procedure autorizzative UE analizzano solo le singole sostanze e non tengono conto degli effetti che possono generare i cocktail di pesticidi. Uno studio condotto sull’intera val Venosta, dove si produce il 10% delle mele europee, dimostra che questi cocktail viaggiano per chilometri e raggiungono anche gli angoli più remoti
Lo studio sulla contaminazione da pesticidi rileva sempre la presenza di un mix di sostanze
(Rinnovabili.it) – Le mele della val Venosta hanno una “coda chimica” che raggiunge anche le vette oltre i 2000 metri. Contaminando, attraverso i pesticidi, ecosistemi sensibili come quelli montani, spesso particolarmente protetti. Su 53 siti analizzati in tutta la valle e a diverse altitudini dai ricercatori della Rheinland-Pfälzische Technische Universität Kaiserslautern-Landau, solo 1 non presenta contaminazione da pesticidi. È anche l’unico dove gli insetti impollinatori sono presenti in abbondanza.
Il gruppo di studiosi ha utilizzato, per la prima volta, le tecniche più avanzate di rilevazione della contaminazione da pesticidi su scala di paesaggio. Un metodo che permette di tracciare fino a 100 sostanze chimiche contemporaneamente, e a rilevarle anche quando sono presenti in concentrazioni minime. L’obiettivo? Capire in che misura i prodotti chimici usati nel fondovalle, a 500 metri di altezza, dove viene prodotto il 10% delle mele europee, vengono disseminati nell’ambiente.
Il risultato è allarmante e fa tabula rasa degli studi condotti finora, dove l’assunto è che la contaminazione da pesticidi colpisca solo le aree limitrofe a quelle di applicazione. Lo studio, pubblicato su Communications Earth & Environment, dimostra come una combinazione di uso massiccio di sostanze chimiche in agricoltura, particolari condizioni di vento e le correnti ascensionali riescano a spargere i pesticidi praticamente ovunque, anche a grandi distanze.
Una mappa della contaminazione da pesticidi
Per mappare la contaminazione da pesticidi, il gruppo di ricercatori ha diviso la val Venosta in 11 transetti ad altezze scaglionate di 300 metri, arrivando fino a quota 2300 metri, e ha raccolto campioni di piante e di suolo in 53 località. Anche se la concentrazione di pesticidi tende a diminuire con l’altezza, anche alle quote più alte si rilevano miscele di sostanze chimiche, su cui esistono ben pochi studi che ne indaghino gli effetti compositi. D’altronde, le procedure autorizzative UE per i pesticidi conducono analisi solo sulle sostanze singole e non considerano gli effetti che possono derivare da un cocktail di pesticidi.
E anche se la concentrazione di una singola sostanza è bassa, non significa che non abbia un impatto importante sulla fauna. Dosi subletali di questi pesticidi, infatti, possono danneggiare in particolare gli insetti impollinatori, come le farfalle, interferendo con la deposizione delle uova e portando così a una diminuzione delle popolazioni. In più di metà dei siti, poi, i ricercatori hanno rilevato tracce di methoxyfenozide, una sostanza chimica che è vietata da alcuni paesi europei per il suo impatto negativo su ambiente e biodiversità.