Scoperto dall’Università del Kentucky un metodo ecologico e funzionale per rimuovere le microplastiche dall’acqua
(Rinnovabili.it) – Ormai ubique e difficili da rimuovere con i metodi convenzionali, le micro e nano plastiche sono uno dei principali problemi ambientali contemporanei. Tecniche come la centrifuga o la filtrazione non riescono a rimuovere le microplastiche dall’acqua in quantità sufficiente. Ci si potrebbe riuscire, però, utilizzando dei solventi ecologici innovativi sviluppati dai ricercatori del Martin-Gatton College of Agriculture, Food and Environment dell’Università del Kentucky. In collaborazione con il Dipartimento di Ingegneria Chimica e dei Materiali del Regno Unito, gli esperti hanno utilizzato solventi eutettici naturali profondi (NADES) per catturare e rimuovere queste minuscole particelle di plastica dall’acqua.
I solventi eutettici profondi (DES) sono una nuova classe di solventi composta da donatori e accettori di legami idrogeno. Vengono utilizzati come alternativa più economica ai liquidi ionici. I DES idrofobici derivati da composti naturali (NADES) si sono dimostrati promettenti nelle estrazioni liquido-liquido, secondo i ricercatori. Il team ha studiato l’efficienza di estrazione di micro e nanoplastiche tra cui polietilene tereftalato, polistirene e un acido polilattico bioplastico da acqua dolce e salata utilizzando tre NADES idrofobici.
Questi solventi, derivati da fonti naturali come piante e noci di cocco, hanno agito come “magneti”, attraendo e trattenendo specificamente le particelle di plastica. Questo avviene perché si formano legami tra i NADES e le molecole della plastica. Dalle simulazioni, gli scienziati hanno dimostrato un’efficienza di estrazione abbastanza buona. Rientra infatti in un intervallo compreso tra il 50 e il 93%. Il tempo è stato anche relativamente breve. Le velocità di estrazione rientrano infatti tra i 12 e i 78 minuti.
La metodologia offre un nuovo e efficace modo di pulire le acque dagli inquinanti plastici, presentando anche opportunità di riciclo. Sebbene la ricerca sia in fase di sviluppo, il team è ottimista riguardo alla scalabilità e all’applicazione in varie condizioni ambientali. Il prossimo passo sarà proprio questo: testare i solventi su scala più ampia e valutarne l’efficacia in diverse condizioni.