Il prossimo round di negoziati per il trattato sulla plastica sarà a maggio
(Rinnovabili.it) – La strada verso il primo accordo internazionale sull’inquinamento da plastica è sempre più tortuosa e ripida. Il problema? Il disaccordo fondamentale sulla strategia da seguire: ridurre la produzione di plastica, oppure potenziare il riciclo e migliorare la gestione del ciclo dei rifiuti. Due visioni sostanzialmente opposte che rischiano di far arenare i negoziati per il trattato sulla plastica.
Trattato sulla plastica: riduzione…
A premere per la riduzione della produzione globale di polimeri plastici sono soprattutto l’Europa e i paesi africani. Questa è la via indicata dal consenso scientifico: si ritiene, infatti, che non sia possibile contenere in modo efficace l’inquinamento da plastica se non diminuendo la quantità che viene prodotta ogni anno. “Anche se riciclassimo meglio e cercassimo di gestire i rifiuti il più possibile, rilasceremmo comunque più di 17 milioni di tonnellate di plastica all’anno nell’ambiente”, spiegavano 9 scienziati in un intervento su Science lo scorso aprile.
D’altronde le proiezioni su quest’industria sono molto chiare. Nel giro di 20 anni la produzione di plastica rischia addirittura di triplicare, raggiungendo i 700 mln di t. Entro la metà del secolo il suo peso supererà quello di tutti i pesci. Quantità così elevate moltiplicano a dismisura anche il problema delle microplastiche, ben più difficili da gestire rispetto ai “tradizionali” rifiuti plastici.
… o riciclo
Sul fronte opposto, paesi come Stati Uniti e Arabia Saudita spingono invece per un approccio più soft. La chiave che farebbe funzionare il trattato sulla plastica non è meno produzione ma più riciclo, sostengono.
La posizione ufficiale degli Stati Uniti, depositata in queste settimane prima del prossimo round negoziale previsto a maggio, è che il trattato sulla plastica dovrebbe prevedere misure decise a livello nazionale, essere flessibile, e citare nel suo preambolo il “ruolo benefico” della plastica, incluso per la salute umana e la sicurezza alimentare. Persino la Cina, il maggior produttore al mondo, cita i tagli alla produzione come uno degli strumenti da adottare nel contesto del trattato sulla plastica.