Nuovi studi dimostrano che il BPA può causare problemi al sistema immunitario
(Rinnovabili.it) – È un rischio per la salute perché può migrare dai contenitori per il cibo agli alimenti che consumiamo. Può compromettere il sistema immunitario. In qualsiasi fascia d’età, non solo per i neonati. Per questi motivi, l’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa) ha drasticamente abbassato i livelli di esposizione alimentare al bisfenolo A (BPA). Le nuove soglie sono 20.000 volte inferiori alle precedenti.
Il BPA è una sostanza prodotta fin dagli anni ’60 per la realizzazione di contenitori per alimenti, in particolare per le plastiche in policarbonato, ma viene usata anche nelle resine epossidiche di cui è fatto il rivestimento interno della maggior parte delle lattine. I primi dubbi sui suoi possibili effetti nocivi per la salute risalgono agli anni ’90: già allora si ipotizzava che potesse avvenire il passaggio dai contenitori agli alimenti.
Il processo di revisione dello status del bisfenolo A in Europa è in corso da diversi anni. Nel 2017 il BPA era stato classificato come sostanza candidata alla sostituzione, mentre l’anno successivo Bruxelles l’aveva vietata nella produzione di biberon e di altri oggetti per bambini minori di tre anni. Nel 2019 la Corte di giustizia europea l’aveva inserito nella lista delle sostanze estremamente preoccupanti.
Dal bisfenolo A rischio infiammazioni polmonari allergiche e malattie autoimmuni
Nell’ultima valutazione dell’Efsa, la base su cui è giustificato l’abbassamento del limite di esposizione, l’Autorità ha esaminato tutta la nuova letteratura scientifica disponibile, “tra cui oltre 800 nuovi studi pubblicati dal gennaio 2013. Questo ci ha permesso di affrontare importanti incertezze sulla tossicità del BPA”, spiega Claude Lambré dell’Efsa.
Tra queste incertezze, il ruolo del bisfenolo A nella compromissione del sistema immunitario. “Negli studi abbiamo osservato un aumento della percentuale di un tipo di globuli bianchi, i linfociti T helper, nella milza. Essi svolgono un ruolo chiave nei nostri meccanismi immunitari cellulari e un aumento di questo tipo potrebbe portare allo sviluppo di infiammazioni polmonari allergiche e di disturbi autoimmuni”, ha sottolineato Lambré.