Uno studio del Korea Institute of Ocean Science and Technology e del Korea Atomic Energy Research Institute sostiene che non ci siano rischi per Seoul: la concentrazione di trizio aumenterebbe di appena lo 0,001%
In primavera previsto il rilascio in mare dell’acqua radioattiva di Fukushima, previo trattamento
(Rinnovabili.it) – L’acqua radioattiva di Fukushima? Non è un problema per le acque sudcoreane. Anche se Tokyo sverserà in mare oltre 1 milione di t di acqua contaminata e poi trattata per eliminare i radionuclidi, ma contenente ancora il trizio, un isotopo radioattivo dell’idrogeno. A dirlo è uno studio del Korea Institute of Ocean Science and Technology e del Korea Atomic Energy Research Institute pubblicato ieri.
L’aumento di radioattività non sarebbe neppure rilevabile
I due enti di ricerca hanno condotto delle simulazioni per valutare l’entità del rischio causato dal rilascio nell’oceano di acqua radioattiva di Fukushima, che il governo nipponico pianifica per questa primavera. Si tratta di una fase cruciale per proseguire nel percorso di decommissioning della centrale di Dai-chi. Ma la scelta di sversare il liquido in mare ha attirato le critiche di tutti i paesi vicini.
Con questo studio, Seoul sembra fare marcia indietro. Secondo lo studio, il rilascio dell’acqua contaminata di Fukushima aumenterà il livello di radioattività dei mari davanti alla penisola coreana. Ma questo aumento sarà talmente contenuto che sarebbe addirittura difficile da rilevare, in un ordine di grandezza di 0,001 becquerel per metro cubo d’acqua nell’arco di 10 anni. Oggi le acque coreane hanno livelli di radioattività da trizio di circa 172 Bq/m3. L’incremento quindi sarebbe di circa un centomillesimo.
In primavera il rilascio dell’acqua radioattiva di Fukushima
A maggio 2021 il governo giapponese aveva annunciato l’intenzione di sversare in mare l’acqua usata per raffreddare i noccioli fusi dei reattori di Fukushima. Il processo di trattamento, l’Advanced Liquid Processing System (Alps), sarebbe in grado di eliminare tutti i 62 radionuclidi e il carbonio-14 presenti nei 1,27 mln t di acqua contaminata.
Tutti ma non il trizio, elemento troppo piccolo per essere catturato. Prima del rilascio, per ridurre la concentrazione di trizio, l’azienda che gestisce Fukushima, la Tepco, prevede di diluire l’acqua (de)contaminata con acqua di mare. L’acqua attraverserebbe poi un condotto sottomarino lungo 1 km per finire infine in mare.