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5 tattiche delle imprese per evitare la riduzione della plastica

La Surfrider Foundation denuncia le strategie aziendali per aggirare la necessità di riduzione della plastica e continuare business as usual

riduzione della plastica
Via depositphotos.com

Dallo scaricabarile sui consumatori al greenwashing, ecco come i colossi rallentano la riduzione della plastica

(Rinnovabili.it) – Alcune delle aziende più grandi e influenti del mondo, tra cui Coca-Cola, Nestlé, Adidas e Unilever, hanno utilizzato strategie per ritardare la riduzione della plastica. La denuncia è contenuta nel nuovo rapporto di Surfrider Foundation Europe, che invita le multinazionali ad accelerare la “deplastificazione“.

“La crisi globale della plastica è una delle questioni ambientali più urgenti del nostro tempo”, si legge nel rapporto di Surfrider. “Nonostante la crescente consapevolezza, alcune aziende hanno tardato ad adottare misure significative”.

I numeri del problema sono ormai fuori controllo. Nel 2020 sono state prodotte 368 milioni di tonnellate di plastica, con soltanto il 9% riciclato a livello globale. È fondamentale agire con urgenza, perché se si considera la tendenza attuale, l’inquinamento da plastica potrebbe triplicare entro il 2040.

Ma le aziende produttrici stanno mettendo in atto almeno 5 strategie per evitare la riduzione della plastica, secondo il rapporto. La prima è il classico scaricabarile. “Per ridurre la propria responsabilità, alcune aziende hanno deciso di enfatizzare il ruolo dei consumatori, delle comunità vulnerabili e delle autorità locali nella crisi della plastica”, scrivono gli autori del dossier. “Nella narrazione di queste imprese, l’inquinamento da plastica si verifica perché il consumatore non smista gli imballaggi nel giusto contenitore e perché le autorità locali non gestiscono correttamente i rifiuti”.

La seconda tattica è una eccessiva spesa di ricerca e sviluppo in tecnologie che non risolveranno completamente la crisi. Il rapporto include tra queste il miglioramento dei sistemi di riciclo o l’incorporazione nei prodotti di plastiche riciclate o bioplastiche.

Terza strategia, il marketing ingannevole. Attraverso gli slogan e i marchi di sostenibilità, le aziende danno l’impressione di essere impegnate a ridurre l’impatto della plastica. Tentano così di convincere il consumatore che può fare la differenza acquistando i loro prodotti. Ma l’impatto positivo è tutto da dimostrare.

Al quarto posto, l’utilizzo di indicatori di sostenibilità costruiti in modo da fornire risultati positivi. In realtà, dietro spesso si cela uno scarso impatto reale.

Infine, la quinta strategia è quella di avere una doppia agenda. Pubblicamente viene raccontato l’impegno per l’ambiente, ma nella realtà una schiera di lobbisti opera per mandare a monte l’adozione di politiche pubbliche dannose per il business as usual.