(Rinnovabili.it) – In pochi mesi scafi gli scafi sommersi delle imbarcazioni, di qualsiasi dimensioni essi siano, vengono ricoperti da uno strato di cirripedi, alghe e batteri, incrostazioni marine che per essere eliminate costringono ad utilizzare vernici che aggravano l’inquinamento marino e ad affrontare costi ambientali ed economici notevoli.
Per risolvere questo problema un team di scienziati finanziati da un programma europeo stanno perfezionando un metodo ecologico che potrebbe permettere di affrontare il problema in modo ecologico.
I ricercatori hanno condotto una serie di esperimenti tra Germania e Paesi Bassi dimostrando che piastre di acciaio ricoperte di nanoparticelle di pentossido di vanadio, immerse per diversi mesi in mare, non sono state intaccate da organismi marini né corrose, al contrario delle piastre ricoperte da normali vernici per imbarcazioni.
Da qui il progetto di realizzare nuovi rivestimenti per imbarcazioni in grado di rimanere al riparo dall’attacco di alghe e batteri, materiali che potrebbero essere impiegati, oltre che per la realizzazione di scafi, anche per boe e piattaforme offshore. Il progetto è stato in parte sostenuto in parte dal BIOMINTEC (‘biomineralizzazione: comprensione dei meccanismi di base per la progettazione di nuove strategie nel settore delle nanobiotecnologie’), a sua volta interamente finanziato da una borsa Marie Curie per un importo di 2, 3 milioni di euro.
Aumentando il peso e la resistenza all’acqua dello scafo, l’accumulo di microorganismi sulla parte sommersa delle imbarcazioni aumenta il consumo di carburante e, di conseguenza, i volume delle emissioni di CO2 e la spesa per il rifornimento.
Al momento alghe e cirripidi vengono combattuti attraverso l’impiego di apposite vernici che però arrecano danno all’ambiente marino inquinandolo, mentre il pentossido di vanadio è risultato innocuo per l’ambiente marino.