(Rinnovabili.it) – Ridurre del 50% i 400 mila morti che ogni anno miete in Europa un killer chiamato inquinamento. Lo auspica il Commissario europeo all’ambiente, Karmenu Vella, in apertura del Consiglio dei ministri dell’Ambiente a Lussemburgo. Argomento del vertice: i nuovi tetti nazionali alle emissioni per il 2030 (NEC). Le armi del killer sono, in particolare, anidride solforosa (SO2), ossidi di azoto (NOX), composti organici volatili non metanici, ammoniaca, metano e micropolveri sottili (Pm 2.5).
«Sappiamo che le fonti transfrontaliere sono responsabili anche del 60% degli inquinanti, per questo è necessaria una soluzione a livello Ue – ha detto Vella – e con azioni congiunte, efficaci, che permettano di ridurre il numero dei morti. Alcune questioni tecniche sono ancora da definire, ma è il momento di fare delle scelte e decidere quale politica per l’aria vogliamo».
La Commissione Europea si è candidata, ha spiegato il Commissario, a svolgere il ruolo di facilitatore per armonizzare il processo mettendo d’accordo i legislatori di diverse nazioni. Un processo che dovrebbe cominciare a settembre.
La resistenza di Galletti ai target sull’inquinamento
Ma l’Italia tira il freno a mano: «Non potremo sottoscrivere impegni obbligatori di riduzione senza la certezza che questi siano raggiungibili e sostenibili – ha detto il ministro dell’Ambiente, Gian Luca Galletti – L’obiettivo di migliorare la qualità dell’aria e ridurre il numero delle morti premature è senza dubbio per noi un obiettivo prioritario. Siamo convinti che per raggiungere risultati concreti dovremmo continuare a perseguire un approccio graduale, che preveda il contributo di tutti i settori».
Per il ministro, i target 2030 dovranno essere ambiziosi ma anche realistici: «Mi riferisco in particolare agli obiettivi su particolato e ammoniaca – ha detto – Secondo le nostre stime i dati forniti dalla Commissione UE non risultano realistici, e andrebbero aggiornati alla luce dei dati forniti a livello nazionale e delle statistiche sui consumi della biomassa e dell’effettiva potenzialità di riduzione nei diversi settori».
Secondo i dati ISPRA 2011, le emissioni di ammoniaca in Italia provengono per il 95% dal settore agricolo, 361 tonnellate sulle 382 totali. Per conseguire i nuovi obiettivi strategici in materia di qualità dell’aria, dal 2030, la proposta di direttiva sui limiti nazionali di emissione prevede una riduzione del 26% sui livelli del 2005. Per tagliare drasticamente l’ammoniaca sarebbe necessario un abbandono di concimi chimici, fertilizzanti e allevamento intensivo, tutte cose cui il ministro dell’Ambiente non vuole rinunciare.
Così come il particolato fine (pm 2.5), prodotto soprattutto da industria e trasporti e responsabile ogni anno, nel nostro Paese, di circa 30mila decessi, che rappresentano il 7% di tutte le morti esclusi gli incidenti. Il solo rispetto dei limiti di legge salverebbe 11.000 vite all’anno. L’Europa chiede il raggiungimento per il 2030 del 70% delle massime riduzioni tecnicamente possibili in termini di impatto sulla salute, definite dall’Organizzazione mondiale della sanità, con diversi limiti per ciascuno Stato membro e per ciascun inquinante. All’Italia spetterebbe, per qualsiasi anno dal 2020 al 2029, un misero taglio del 10% sui livelli 2005, che diventerebbe del 45% dal 2030.
Non è solo l’Italia a privilegiare le ragioni dell’economia rispetto a quelle della salute umana: Polonia e Romania stanno spingendo per far sì che nella nuova direttiva non venga inserito alcun target vincolante alle emissioni, ma solo indicazioni. Inoltre, gli Stati membri hanno remato contro anche al Parlamento Europeo: rischia così di scomparire il taglio del metano, “grazie” a un emendamento galeotto al testo iniziale della Commissione. Il metano ha un peso sull’effetto serra superiore di 25 volte a quello della CO2. Secondo Louise Duprez, Senior Policy Officer per l’inquinamento dell’aria dello European Environmental Bureau, i ministri europei hanno favorito la rimozione di un tetto alle emissioni di metano e sono d’accordo sull’annacquare i limiti di emissione per l’ammoniaca. Circa il 40% delle emissioni di metano dell’UE e il 90% delle emissioni di ammoniaca provengono dall’agricoltura: «La lobby degli agricoltori sta facendo tutto il possibile per rimuovere i limiti di emissione che renderebbero l’agricoltura più sostenibile e la nostra aria più pulita – ha sottolineato Duprez – Che cos’ha di tanto speciale l’agricoltura rispetto a settori come l’automobile o il riscaldamento? Deve ridurre le emissioni come tutti gli altri».