Amerigo e Ada N., questi i nomi dei due prototipi realizzati per monitorare l’inquinamento marino dei fondali italiani
(Rinnovabili.it) – Due istituti del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr-Irbim di Ancona e Cnr-Imm di Bologna), in collaborazione con la società RSE (Ricerca sul Sistema Energetico) di Milano, hanno presentato i primi lander italiani, veicoli automi ed automatici in grado di monitorare l’inquinamento marino e il flusso di CO2 sui fondali grazie all’impiego di camere bentiche.
Amerigo e Ada N. (questi i nomi dei due prototipi) saranno utilizzati per valutare l’impatto ambientale antropico sia nelle aree costiere, sia nel mare profondo, oltre che per monitorare gli effetti dei cambiamenti climatici.
Senza l’ausilio di cavi, Amerigo è in grado di raggiungere una profondità di 6000 metri e di misurare la quantità di sostanze rilasciate o assorbite dal fondale marino che possono essere utilizzate dai microrganismi marini come nutrienti (ammonio, nitrati, fosfati…), oppure che possono essere presenti in forma di gas disciolti (anidride carbonica e acido solfidrici) e sostanze inquinanti (metalli, pesticidi e farmaci). Il prototipo, che fa uso di un sistema GPS per la localizzazione, ha già partecipato al progetto europeo Perseus, nel Mare Adriatico settentrionale, per determinare i flussi di metalli pesanti inquinanti.
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Dispositivo più piccolo e leggero, Ada N. può invece essere usato fino a circa 200 metri di profondità per analizzare i rilasci di materiali inquinanti, come fanghi di dragaggio in aree portuali. A differenza di Amerigo, Ada N. deve essere calata sul fondale attraverso una cima. Tuttavia, può essere alloggiata su Amerigo e si presta a ricerche veloci che non possono contare su un grosso budget. Il suo nome è un omaggio a Ada Natali, la prima donna sindaco del dopoguerra, alla guida del piccolo Comune di Massa Fermana dal 1946 al 1959.
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Grazie ad una struttura modulare, i lander sono adatti ad ospitare diversi strumenti, che possono cambiare a seconda dell’ambiente da perlustrare per valutare l’inquinamento marino. La realizzazione dei due dispositivi è frutto di una ricerca pubblicata per la prima volta nel giugno di quest’anno.