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L’inquinamento nel Mar Mediterraneo è triplicato negli ultimi 25 anni

Uno studio dell'Istituto francese di ricerca per lo sfruttamento del Mare ha rilevato nel 2015 la presenza di 300 rifiuti ogni km/2 nel Mediterraneo; nel 1990 erano "solo" 100 ogni km/2.

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Rifiuti sulla spiaggia in un porto di Malta – Foto di Alain Bachellier/Flickr

Secondo un’altra ricerca, il Mar Nero sarebbe due volte più inquinato del Mar Mediterraneo

 

(Rinnovabili.it) – La quantità di scarti e rifiuti presenti nel Mar Mediterraneo è triplicata negli ultimi 25 anni: secondo una ricerca dell’Institut français de recherche pour l’exploitation de la mer – Istituto francese di ricerca per lo sfruttamento del Mare (Ifremer), la concentrazione di inquinanti nel mare nostrum sarebbe passata da 100 per chilometro quadrato nel 1990 a 300 per chilometro quadrato nel 2015.

 

Una rapida escalation, secondo i ricercatori dell’Ifmer: la presenza di oggetti inquinanti nel Mediterraneo è raddoppiata tra il 1990 e il 2012 (passando da 100 a 200 per km/2) per toccare quota 300 nel 2015. Un trend che si spiega con l’aumento nella produzione e nel consumo di plastica, ma anche con il maggiore monitoraggio delle acque imposto dalla Direttiva Quadro dell’Ue sulla Strategia per l’Ambiente Marino. A paragone, il Mare del Nord risulta 6 volte meno inquinato, con “appena” 50 rifiuti ogni chilometro quadrato.

 

Il report ventennale dell’Ifmer sostiene che circa il 60% dell’inquinamento sui fondali mediterranei è dovuto a oggetti in plastica, con maggiori concentrazioni nei pressi di scali portuali come Marsiglia o il Nord della Corsica. Ogni anno, sono circa 8 milioni le tonnellate di plastica che finiscono negli oceani, di cui almeno 200 mila tonnellate nel solo Mar Mediterraneo. Una stima vista al rialzo da un recente studio del WWF secondo cui quasi 600 mila tonnellate di plastica finiscono nel bacino mediterraneo ogni anno.

 

Pochi i progetti che puntano al recupero degli oggetti inquinanti nei nostri mari. A inizio giugno, l’Ispra ha reso noti i risultati del programma ML-REPAIR, attivo nel Nord Adriatico con il supporto della Marineria di Chioggia: in appena 10 mesi e grazie al supporto dei pescatori cui è stato concesso di riportare a terra i rifiuti finiti tra le loro reti, sono stati recuperate 14 tonnellate di scarti, tra cui migliaia di oggetti di plastica.

 

A contendere il triste primato del Mediterraneo è il Mar Nero, un altro bacino chiuso contaminato dall’affluenza di alcuni tra i fiumi più inquinati del continente come il Danubio e il Dnestr: secondo l’ultima ricerca del progetto EMBLAS-Plus, il programma di monitoraggio delle acque a nord del Bosforo promosso dalle Nazioni Unite e dall’Ue, la quantità di inquinanti presenti nel Mar Nero sarebbe quasi il doppio rispetto a quella registrata nel Mediterraneo.

In questo caso, però, le stime sono molto al ribasso rispetto a quelle dell’Ifmer: secondo gli studiosi dell’EMBLAS, il Mar Nero vedrebbe una concentrazione di 90,5 scarti ogni chilometro quadrato contro i 50 per km/2 del Mediterraneo.

 

Anche per il piccolo bacino oltre lo stretto del Bosforo è la plastica il nemico numero uno: il report sostiene che l’83% dei rifiuti rinvenuti siano rappresentati da bottiglie, imballaggi e buste di plastica. Preoccupante anche la percentuale di sostanze pericolose per la salute umana: in campioni ittici prelevati dal Mar Nero sono state rinvenute tracce di al di sopra dei limiti raccomandati dall’OMS di benzo(a)pirene, pesticidi, insetticidi, mercurio e ritardanti di fiamma. Nel complesso sono stati identificati 124 prodotti chimici pericolosi per l’ecosistema marino e la salute umana, inclusi inquinanti organici persistenti, metalli, pesticidi, biocidi, prodotti farmaceutici, ritardanti di fiamma, inquinanti industriali e prodotti per la cura della persona.