(Rinnovabili.it) – Quando si pronuncia la parola inquinamento dell’aria, la prima cosa che viene in mente è lo smog che si respira per strada nelle grandi metropoli così come nelle piccole città. Eppure esiste un’altra forma di degrado della qualità dell’aria meno famosa ma altrettanto importante. Parliamo dell’inquinamento indoor, problema sanitario reale che che molti correlano a malattie respiratorie come l’asma. Per capire quali siano le relazioni che legano l’esposizione all’aria degli ambienti chiusi a problemi bronchiali, infiammazioni e allergie è stata avviato HITEA (“Health Effects of Indoor Pollutants: Integrating Microbial, Toxicological and Epidemiological Approaches”), progetto quinquennale coordinato dal professor Aino Nevalainen e dalla docente Anne Hyvärinen dell’Istituto nazionale per la salute e il benessere di Kuopio, Finlandia.
L’iniziativa, attraverso approcci d’analisi nuovi e innovativi ha prima esaminato l’aria all’interno di 66 scuole campione in Finlandia, Paesi Bassi e Spagna, ciascuna con le medesime caratteristiche indoor, valutando le proprietà microbiche, immunologiche, tossicologiche dei campioni prelevati negli spazi chiusi; i dati sono quindi stati integrati con le informazioni sulla salute respiratoria di alunni e insegnanti. Il progetto ha prodotto così nuove conoscenze sull’esposizione microbica negli ambienti chiusi legata ai danni provocati dall’umidità e ha sottolineato la rilevanza della questione per la salute pubblica. Si prevede che questi risultati – che hanno portato allo sviluppo di raccomandazioni per i professionisti del settore sanitario su come studiare i contaminanti microbici – avranno un impatto sul modo in cui si fa la manutenzione negli edifici scolastici.
Il progetto si appoggiava sul lavoro di un consorzio in rappresentanza di otto istituzioni di ricerca in sette stati membri dell’UE, e sui finanziamenti della Commissione europea per un totale di 2,7 milioni di euro.