Sono 166 le tipologie di prodotti fitosanitari presenti nelle acque superficiali e sotterranee, contro i 118 registrati nel biennio 2007-2008. È la pianura padano-veneta la più inquinata
Lo studio testimonia un preoccupante aumento della frequenza di pesticidi nei campioni delle acque italiane superficiali e sotterranee: se nel biennio 2007-2008 sono state individuate 118 diverse tipologie di prodotti fitosanitari, nel 2010 la cifra sale a 166. Sono stati inoltre rinvenuti residui nel 55,1% dei punti di campionamento delle acque superficiali e nel 28,2% dei punti di quelle sotterranee. In alcuni casi i livelli registrati sono superiori sia ai limiti delle acque potabili sia a quelli di qualità ambientale basati sulla tossicità delle sostanze per gli organismi acquatici.
I residui esaminati nel Rapporto sono contenuti non solo nei prodotti fitosanitari usati in agricoltura (di cui si contano circa 350 sostanze diverse per un quantitativo superiore a 140.000 tonnellate), ma anche nei biocidi, ossia pesticidi per uso non agricolo impiegati in vari campi di attività.
Le analisi effettuate, sottolinea l’ISPRA, “presentano fino a 23 sostanze diverse in un solo campione: a causa dell’assenza di dati sperimentali sugli effetti combinati delle miscele e di adeguate metodologie di valutazione, esiste la possibilità che il rischio derivante dall’esposizione ai pesticidi sia attualmente sottostimato e si impone una particolare cautela anche verso i livelli di contaminazione più bassi”.
A detenere il primato di zona maggiormente contaminata è la pianura padano–veneta, soprattutto a causa delle caratteristiche idrologiche dell’area e del suo intenso utilizzo agricolo.