L’industria farmaceutica è un far west: la sovrapproduzione causa smaltimento illegale e grazie all’inquinamento i microorganismi diventano più resistenti
(Rinnovabili.it) – Molti farmaci non utilizzati finiscono nell’ambiente e nelle falde acquifere, diventando una grave minaccia per la salute pubblica e l’ecosistema. Questo inquinamento da medicinali aumenta la resistenza antimicrobica (AMR), cioè la capacità di batteri, funghi, virus e parassiti di sopportare sostanze per loro nocive in dosi sempre maggiori. Questo porta molti esseri umani a richiedere antibiotici sempre più potenti.
La sovrapproduzione e le incondizionate autorizzazioni alla commercializzazione stanno causando un eccesso di offerta che riempie i magazzini di farmaci scaduti. In Cina e Mongolia, la ONG Changing Markets ha scoperto che diversi centri produttivi non smaltiscono correttamente i rifiuti, ma li riversano nell’ambiente. A tutto ciò si aggiunge la grande quantità di antibiotici somministrati agli animali negli allevamenti, che tramite le deiezioni finisce nella terra e nell’acqua.
Nel 2013, la Commissione europea ha pubblicato un rapporto che individuava più di 150 diverse sostanze farmaceutiche e metaboliti in diversi corpi idrici del continente, compresi quelli di acqua potabile.
«Dobbiamo cambiare il nostro consumo e la cultura della prescrizione – ha detto ieri al Parlamento europeo Sascha Marschang, della European Public Health Alliance (EPHA) – Si tratta di un grande sforzo di educazione dei pazienti, operatori sanitari e industria farmaceutica al fine di cambiare le loro abitudini, imporre un utilizzo corretto degli antibiotici e rimuovere gli incentivi perversi che incoraggiano consumo e la produzione non necessaria».
Roberto Bertollini, scienziato capo presso la rappresentanza dell’Organizzazione mondiale della Sanità presso l’Ue, ha raccontato che, come medico, ha avuto colloqui con diversi genitori. Buona parte richiedeva antibiotici per i figli anche quando questi non soffrivano di malattie correlate alle infezioni batteriche.
«C’è una grave lacuna informativa su questo particolare problema e nella comprensione della sua importanza – ha dichiarato – Inoltre, gli strumenti per contrastare la resistenza antimicrobica non esistono in molti Paesi».
La Commissione europea, pur considerando una sua priorità questo argomento, ha fatto slittare la pubblicazione di una strategia per affrontare il problema dallo scorso settembre alla fine del 2016. È facile immaginare una pressione dell’industria farmaceutica su ogni tentativo di limitare il suo margine di azione.