(Rinnovabili.it) – Per la prima volta una ricerca scientifica dimostra che esiste un collegamento tra l’inquinamento dell’aria e l’insorgere di malattie mentali nei bambini, anche quando i livelli di inquinanti sono bassi.
Questa nuova ricerca pubblicata sulla rivista BMJ Open ha preso in esame l’esposizione all’inquinamento di oltre 500mila adolescenti svedesi sotto i 18 anni e ha comparato i dati con quelli delle prescrizioni di farmaci normalmente somministrati per i disturbi mentali, tra cui alcune tipologie di sedativi e antipsicotici. I risultati dimostrano che anche un incremento relativamente contenuto dell’inquinamento dell’aria porta a un aumento sensibile e significativo nei casi di trattamento di problemi psichiatrici. Si tratta del primo studio che conferma questo collegamento. Ma i suoi dati sono comunque coerenti con un corpus di prove in continua crescita che puntano nella stessa direzione, legando inquinamento e salute mentale e cognitiva dell’uomo.
Basta quindi una fonte di inquinamento onnipresente come il traffico per generare situazioni di questo tipo. I ricercatori ad ogni modo sottolineano che, in base al loro studio, non si può dimostrare un nesso causale forte tra inquinamento e malattia mentale. In particolare, ogni 10 mg/m3 di ossidi di azoto in più nell’aria corrispondono a un aumento del 9% nelle malattie mentali dei bambini. Lo stesso aumento di polveri sottili (PM2.5 e PM10) causa invece un incremento del 4% nei disturbi.
Tuttavia, la ricerca resta molto importante per tanti aspetti. Ad esempio perché è stata condotta in un paese come la Svezia, che ha tradizionalmente bassi livelli di inquinamento dell’aria. Il collegamento infatti è valido anche in presenza di valori di NOx inferiori ai 15 mg/m3 (il limite di sicurezza imposto da UE e OMS è 40 mg/m3). Un quadro assolutamente non rassicurante, se si tiene presente che l’inquinamento atmosferico è già il quarto più alto fattore di rischio di morte a livello globale, destinato a causare almeno 9 milioni di morti premature ogni anno.