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L’inquinamento da PFAS è diffuso in tutta Europa ma pochi lo sanno

nquinamento da PFAS
Di CastrocaneOpera propria, CC BY-SA 3.0, Collegamento

L’inquinamento da PFAS ha raggiunto le forniture di acqua potabile di diversi Paesi UE

(Rinnovabili.it) – Ambiente e cittadini europei risultano esposti ad una vasta gamma di PFAS, sostanze chimiche estremamente tossiche e persistenti. L’allarme – e non è il primo – arriva direttamente dall’Agenzia europea dell’ambiente che, con la pubblicazione della relazione “Emerging chemical risks in Europe — PFAS”, ha tracciato una panoramica sulla situazione attuale definendo cause e pericoli per la salute. 

Ampiamente utilizzati in campo industriale, cosmetico e tessile, i PFAS (acidi perfluoroacrilici) sono catene alchiliche idrofobiche fluorurate, cioè – semplificando –  acidi molto forti caratterizzati da una struttura chimica che ne conferisce una particolare stabilità termica; questo fattore li rendente resistenti ai principali processi naturali di degradazione. Per questo motivo i PFAS vengono utilizzati, per esempio, per aumentare nei materiali la repellenza all’olio e all’acqua, per ridurre la tensione superficiale e per aumentare la resistenza alle alte temperature o ad altri prodotti chimici. Attualmente ne esistono oltre 4.700 diversi tipi: le classi più diffuse sono in particolare il PFOS (perfluorottanosulfonato) e il PFOA (acido perfluoroottanoico), quest’ultimo caratterizzato da un’elevata persistenza nell’ambiente (oltre 5 anni) e nelle persone. 

 

Come specificato dal rapporto pubblicato dalla EEA, sebbene manchi attualmente una mappatura specifica dei siti europei potenzialmente inquinati da PFAS, le singole attività di monitoraggio nazionali ne hanno rilevato alte concentrazioni in tutta Europa (nel 2013, lo ricordiamo, uno studio del CNR aveva individuato nei comuni compresi tra Padova, Vicenza e Verona elevate concentrazioni di queste sostanze). 

La produzione e l’uso di PFAS hanno infatti portato alla contaminazione di acqua potabile in diversi paesi europei e, come emerso dal biomonitoraggio umano, se ne riscontrano concentrazioni variabili anche nel sangue dei cittadini. Le persone risultano esposte attraverso l’acqua potabile, gli imballaggi per gli alimenti, le creme e i cosmetici, i tessuti ed altri prodotti di consumo su cui vengono applicate tali sostanze.
Sebbene gli effetti sulla salute umana siano ancora sotto indagine – si parla di immunodeficienza, alterazioni del sistema endocrino, insorgenza di tumori a reni e testicoli, sviluppo di malattie tiroidee ad alte concentrazioni possono comportare un danno non solo per le persone ma anche per l’ambiente e gli ecosistemi. 

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I costi sanitari e quelli delle bonifiche ambientali, in Europa, sono stati stimati in decine di miliardi di euro all’anno. Per questo motivo, l’Agenzia suggerisce l’adozione di misure precauzionali per limitarne gli usi non essenziali e la loro sostituzione con sostanze chimiche sicure si dimostrano scelte fondamentali per limitare l’inquinamento futuro dell’intero ecosistema. 

Nel dettaglio, la Commissione europea ha previsto una strategia sulle sostanze chimiche per la sostenibilità che “aiuterà sia a proteggere meglio i cittadini e l’ambiente da sostanze chimiche pericolose sia a incoraggiare l’innovazione per lo sviluppo di alternative sicure e sostenibili”.”Il quadro normativo  – si legge nella comunicazione – dovrà rapidamente riflettere le prove scientifiche sul rischio rappresentato dagli interferenti endocrini, dalle sostanze chimiche pericolose nei prodotti, comprese le importazioni, dagli effetti combinati di diverse sostanze chimiche e da sostanze chimiche molto persistenti”.

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