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Con questo metodo eliminare l’inquinamento da PFAS costa 100 volte meno

Un gruppo di scienziati dell’Università di Rochester ha trovato un modo economico per decontaminare l’acqua dall’inquinamento da PFAS

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Foto di CDC su Unsplash

Con l’idrossido di litio al posto del diamante, liberarsi dell’inquinamento da PFAS è più economico

(Rinnovabili.it) – L’ingrediente “segreto” per contrastare l’inquinamento da PFAS potrebbe essere l’idrossido di litio. Lo ha scoperto l’Università di Rochester, che hanno sviluppato un metodo elettrochimico per rimuovere i forever chemicals dall’acqua. I PFAS si trovano comunemente nei vestiti, negli imballaggi alimentari, in schiume antincendio e vari prodotti di consumo. Ormai è noto il rischio che comportano per la salute umana e animale. Perciò la ricerca sta correndo per trovare soluzioni di decontaminazione scalabili. L’università statunitense si è concentrata sull’acido perfluoroottansolfonico (PFOS), un tipo di PFAS ora vietato in molte parti del mondo.

Nonostante il suo progressivo abbandono nei primi anni del 2000, il PFOS persiste nell’ambiente e nelle risorse idriche. Il team ha sviluppato dei nanocatalizzatori utilizzando un laser ultraveloce e un approccio transdisciplinare, che combina scienza dei materiali, chimica e ingegneria chimica. Gli impulsi laser in liquido hanno permesso di far “esplodere” le nanoparticelle, per poi farle aderire a carta conduttiva al carbonio idrofila. Si è creato così un substrato relativamente economico da ottenere, con un’ampia superficie. I ricercatori hanno poi avviato con successo il processo di defluorazione delle sostanze PFOS utilizzando elevate concentrazioni di idrossido di litio.

Perché il metodo sia scalabile, dicono, è necessario trattare almeno un metro cubo alla volta. L’approccio è innovativo perché impiega metalli non preziosi, a differenza dei metodi esistenti che richiedono diamante drogato con boro. Il metodo della Rochester University, invece, costa quasi 100 volte meno. 

Il lancio commerciale non è ancora all’orizzonte, ma il team ha depositato un brevetto con il supporto di URVentures, la struttura che protegge e commercializza le invenzioni prodotte dall’ateneo. Si prevedono applicazioni in impianti di trattamento delle acque reflue e siti contaminati. Per ora, tuttavia, bisogna ancora studiare un po’. Almeno, spiegano dal team di scienziati, per capire come mai l’idrossido di litio performi così bene. Dopodiché, si cercheranno materiali ancora più convenienti.