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Che fine hanno fatto i fiumi cinesi?

Che fine hanno fatto i fiumi cinesi?(Rinnovabili.it) – Per anni, la Cina ha affermato di possedere ben 50.000 fiumi all’interno dei propri confini. Ora, più della metà di loro risulta esser “improvvisamente” scomparso. La scorsa settimana, il Ministero delle risorse idriche cinese ha pubblicato i risultati di un’indagine governativa sui corsi d’acqua del paese durata tre anni, rivelando sorprendenti cali d’approvvigionamento idrico. Secondo il censimento a partire dal 2011 sarebbero solo 22.909 (con una superficie di almeno 100 chilometri quadrati) i fiumi della Repubblica Popolare. In altre parole mancherebbero all’appello circa 28.000 corsi d’acqua, un numero impressionante che ha fatto subito suonare il campanello d’allarme tra gli ambientalisti.

 

Non è un mistero che in questi ultimi anni lo Yangtze e lo Huang He (meglio noto come Fiume Giallo) abbiano assistito ad importanti cali nella loro portata, in parte anche a causa dello sviluppo idroelettrico del paese, tuttavia l’indagine del governo – la più completa redatta fino ad oggi – potrebbe gettare nuova luce sulla vastità e gravità del problema. I funzionari statali hanno attribuito il calo al riscaldamento globale e a tecniche di mappatura obsolete, sostenendo che le precedenti stime di 50mila corsi d’acqua fossero falsate (in eccesso) a causa di mappe topografiche incomplete. Stando agli esperti invece, in gioco dovrebbero esserci più fattori, includendo nelle cause anche il boom economico e la scarsa tutela ambientale. Secondo Ma Jun, direttore dell’Istituto di affari pubblici e ambientali di Pechino, le tecniche di mappatura potrebbero spiegare alcune discrepanze nelle stime ma la convinzione è che il documento governativo riveli molto altro: i risultati dell’inchiesta confermano quelli di “studi indipendenti che hanno evidenziato come in alcune zone, soprattutto nel nord della Cina, i fiumi si stiano prosciugando o trasformando in fiumi stagionali”. “Esistono diverse spiegazioni per questo fenomeno, tra cui la deforestazione e, in una certa misura minore, i cambiamenti climatici, anche se – aggiunge Ma – i due catalizzatori principali sono l’inquinamento e la sovrappopolazione”.

 

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