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Inquinamento: cianuro e incubi d’oro per Rosia Montana

Inquinamento: cianuro e incubi d’oro per Rosia Montana

 

(Rinnovabili.it) – Un progetto controverso, sulla carta la più grande miniera d’oro d’Europa, centinaia di tonnellate di metallo prezioso nelle viscere delle montagne della Transilvania. Un piano che fin da subito ha destato timori per l’inquinamento da cianuro, sostanza largamente usata nell’attività estrattiva, e per la deforestazione. E minaccia, oltre al disastro ambientale, anche una perdita culturale irreparabile, visto che per tirar fuori l’oro i minatori dovranno demolire gallerie di epoca romana, un pezzo di storia del paese. Dopo 15 anni di proteste, il contenzioso tra gli abitanti di Rosia Montana, paesino della Romania con 3mila abitanti, e la multinazionale canadese Gabriel Resources, valica i confini del paese. L’azienda infatti ha deciso di fare ricorso al tribunale di arbitrato internazionale della Banca Mondiale.

Il progetto prevede un investimento complessivo di 1,5 mld di euro. Adesso però Gabriel Resources ne chiede 4 al governo di Bucarest: una “compensazione” per lo stallo prolungato. Cifre da capogiro, basti pensare che corrispondono al 2% dell’economia romena. E il meccanismo dell’arbitrato internazionale – che potrebbe diventare la norma in tutta Europa se passassero trattati sul commercio come il TTIP – dà quasi sempre ragione alle aziende. Al cospetto di questi colossi molti Stati sono di fatto impotenti: se la causa viene persa bisogna pagare somme inaccettabili, che possono mettere in ginocchio l’intera economia.

 

Inquinamento: cianuro e incubi d’oro per Rosia MontanaNel caso di Rosia Montana, però, la storia potrebbe essere un’altra. Il comitato che coordina le proteste, Alburnus Maior (dal nome latino di Rosia Montana), teme che la scelta di ricorrere all’arbitrato internazionale nasconda un patto tra la Gabriel Resources e il governo. Tanto più che la miniera fa capo a un’azienda creata ad hoc – Rosia Montana Gold Corporation – controllata all’80% dalla multinazionale canadese e al 20% dallo Stato romeno. Sull’onda delle proteste (le più partecipate dalla caduta del regime di Ceaucescu), nel 2013 il governo aveva messo il progetto in stand-by. Adesso potrebbe sfruttare il giudizio della Banca Mondiale per alzare le mani e far ripartire i lavori, fingendo di essere costretto dalla minaccia di una multa salatissima. In pratica, la miniera potrebbe venir presentata come il male minore e, quindi, come l’unica alternativa.

La zona è conosciuta fin dall’antichità come il “quadrilatero d’oro” grazie alle vene di metalli preziosi. La nuova miniera non scaverebbe gallerie, ma userebbe la tecnica del mountain top removal. Oltre a stravolgere il paesaggio, il piano prevede di usare 30-50 mln di t di cianuro e almeno 215 mln di mc di acqua per l’estrazione, che poi sarebbero stoccati in un bacino artificiale formato grazie a una diga alta oltre 180 metri.

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