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Inquinamento chimico, ONU: “Necessaria azione urgente”

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OMS: “1,6 milioni le persone uccise dall’inquinamento chimico nel 2016”

 

(Rinnovabili.it) – I Paesi non raggiungeranno l’obiettivo concordato a livello internazionale per ridurre al minimo gli impatti negativi dell’inquinamento chimico entro il 2020, motivo per cui è necessaria un’azione urgente limitare al massimo ulteriori danni alla salute e all’economia. La scossa arriva dalla seconda edizione del Global Chemicals Outlook, il rapporto delle Nazioni Unite presentato oggi a Nairobi durante l’Assemblea Ambientale ONU, dal quale emerge che l’attuale capacità di produzione chimica pari a 2,3 miliardi di tonnellate, per un valore di 5 trilioni di dollari l’anno, dovrebbe raddoppiare entro il 2030. Nonostante gli impegni per massimizzare i benefici e minimizzare gli impatti negativi di questo settore, le sostanze chimiche pericolose continuano a essere rilasciate nell’ambiente in grandi quantità e sono onnipresenti nell’aria, nell’acqua, nel suolo e nel cibo. Trattati internazionali e azioni volontarie hanno avuto un effetto positivo, ma i progressi registrati sono stati pochi e disomogenei. L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha stimato il carico di malattia da sostanze chimiche selezionate a 1,6 milioni di vite nel 2016, dato probabilmente sottostimato. A essere minacciati dall’inquinamento chimico sono anche una serie di servizi ecosistemici.

 

Dai prodotti farmaceutici alla protezione delle piante, i prodotti chimici svolgono un ruolo importante nella società moderna e nel raggiungimento degli obiettivi dell’agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile. Spinto dallo sviluppo economico, dalle dinamiche demografiche e da altri megatrend globali, il mercato delle sostanze chimiche in una serie di settori industriali sta crescendo, come in quello delle costruzioni, che dovrebbe aumentare del 6,2% all’anno tra il 2018 e il 2023. La produzione e il consumo di sostanze chimiche si stanno spostando verso le economie emergenti, in particolare in Cina; si prevede, infatti, che la regione Asia-Pacifico rappresenterà più dei due terzi delle vendite globali entro il 2030. I pesticidi hanno avuto un impatto negativo sugli impollinatori, l’uso eccessivo di fosforo e azoto in agricoltura continua a contribuire alla zona morta degli oceani e le sostanze chimiche utilizzate nelle creme solari mettono sotto pressione gli ecosistemi delle barriere coralline. Gli studi indicano anche che i rilasci di alcuni antimicrobici, metalli pesanti e disinfettanti contribuiscono alla resistenza antimicrobica.

 

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Tuttavia, le soluzioni per ridurre l’inquinamento chimico esistono e i governi stanno già adottando provvedimenti normativi su molte sostanze chimiche. Le aziende più all’avanguardia portano avanti standard che vanno oltre la conformità e la gestione sostenibile della catena di approvvigionamento; i consumatori stanno guidando la domanda di prodotti più sicuri; industria e imprenditori stanno sviluppando innovazioni di chimica verde e sostenibile; il mondo della scienza e dell’università stanno colmando le lacune nei dati e riformando il modo in cui viene insegnata la chimica; stanno facendo progressi, infine, anche gli approcci gestionali, dalla valutazione del rischio chimico alla gestione del rischio e all’analisi del ciclo di vita. Per tutti questi soggetti coinvolti nel processo esiste l’opportunità di potenziare queste iniziative non solo per proteggere la salute umana e l’ambiente, ma per produrre anche benefici economici stimati in decine di miliardi di dollari l’anno. È un’opportunità anche lo sviluppo di una futura piattaforma globale per la gestione sana dei prodotti chimici e dei rifiuti oltre il 2020, ma secondo il Global Chemicals Outlook è necessario che tutti i settori e le parti interessate promuovano azioni collaborative e ambiziose.

 

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