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L’inquinamento chimico raggiunge le cime dei Monti Sibillini

Expedition to Pilato Lake, Sibillini Mountains, Italy. Eight Greenpeace teams went to famous remote areas on three continents to collect water and snow samples and test them for PFCs, the hazardous chemicals used to make outdoor gear waterproof. They are already found deep in the ocean, on mountain tops, and in nearly all living creatures. Once released into the environment during industrial production, PFCs persist for millions of years and future generations will continue to be exposed via contaminated water, air and food.

L'inquinamento chimico raggiunge le cime dei monti sibillini

 

(Rinnovabili.it) -Non esistono luoghi incontaminati. Non più oramai. L’inquinamento antropico ha raggiunto anche le vette più remote del mondo, lasciando un segno che non sparirà così facilmente così com’è apparso. A rivelare le “Impronte sulla neve” che stiamo lasciando, è l’omonimo report di Greenpeace, frutto di due mesi di indagini sulla diffusione nell’ambiente dei PFC o fluorocarburi.

 

Fra maggio e giugno otto squadre di attivisti si sono lanciate all’inseguimento delle tracce dell’inquinamento chimico attraverso una serie di spedizioni in altrettante aree montane e remote di tre continenti. Il risultato? I PFC sono presenti ovunque: le concentrazioni maggiori sono state trovate nel lago di Pilato, sui Monti Sibillini, tra Umbria e Marche, ma anche negli Alti Tatra, in Slovacchia, e sulle Alpi, nel parco nazionale svizzero, ma tracce di fluorocarburi sono state reperite anche nella Patagonia cilena, in Cina, Russia, Turchia e nei Paesi scandinavi.

 

Il ciclo del PFC

 

Si tratta di composti, forse ancora sconosciuti al grande pubblico, ma ben noti al mondo industriale. I PFC sono infatti largamente impiegati in molti processi di produzione per le loro proprietà impermeabilizzanti, ma, una volta rilasciati nell’ambiente, degradano molto lentamente, restando nella forma originaria per diversi anni e disperdendosi così su tutto il globo; quelli di sintesi sono potenti gas serra e possono presentare caratteristiche di bioaccumulo. Alcuni PFC possono causare danni al sistema riproduttivo e ormonale, favorire la crescita di cellule tumorali e sono sospetti agenti mutageni.

 

Il composto registrato in maggiori concentrazioni nei campioni di neve è stato il PFNA (PFC a catena lunga), i cui valori erano compresi tra il limite minimo di rilevabilità delle apparecchiature e 0,755 ng/l: questo massimo è stato riscontrato nei campioni provenienti dal Lago di Pilato.  «Abbiamo trovato tracce di PFC nei campioni di neve raccolti in tutte le località oggetto d’indagine», afferma Giuseppe Ungherese, responsabile campagna inquinamento di Greenpeace Italia. «Preoccupa che questi inquinanti pericolosi e persistenti si trovino persino nei luoghi più remoti del pianeta. Dei diciassette composti riscontrati in tutti i campioni di neve analizzati, ben quattro hanno mostrato le concentrazioni maggiori nei campioni di neve raccolti presso il lago di Pilato, tra cui il PFOS (Perfluorottano sulfonato) già soggetto a restrizioni nell’ambito della Convenzione di Stoccolma».

 

Contaminazione ad alta quota

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