Nel sud-est asiatico il traffico marittimo è raddoppiato negli ultimi 10 anni, e con esso sale anche il numero di decessi. Tre quarti delle morti avvengono in Cina
(Rinnovabili.it) – L’inquinamento atmosferico causato dal trasporto marittimo provoca 24mila morti premature l’anno in tutto il sud-est asiatico. Il recente boom del commercio navale detta le sue dure condizioni a una regione dove si trovano 8 dei primi 10 porti commerciali al mondo per estensione e traffico di container, e pesa quasi per il 50% degli scambi marittimi globali. Lo rivela uno studio pubblicato ieri sulla rivista Nature Climate Change.
Rispetto alle emissioni di automobili e industria, il settore navale è meno inquinante in termini assoluti ma ciò nondimeno in rapida ascesa. Questo è particolarmente vero per il sud-est asiatico, dove negli ultimi 10 anni il traffico è più che raddoppiato. Lo studio, condotto principalmente da scienziati cinesi e basato sul monitoraggio satellitare di circa 19mila navi, stima che sia soprattutto il biossido di zolfo (SO2) – alla base anche delle piogge acide – il fattore di mortalità principale.
Le morti premature sono dovute a cancro e malattie cardiache e dell’apparato respiratorio. Tre quarti dei decessi sono localizzati in Cina, ma il bilancio tocca anche Giappone Taiwan, Hong Kong, Macau e la Corea del Sud. Il numero totale, però, potrebbe essere anche più alto: lo studio considera un margine di errore che apre a una “forchetta” di decessi tra i 14.500 e i 37.500. Una quota minoritaria rispetto al milione di morti l’anno accertati a causa dell’inquinamento atmosferico complessivo in tutta la regione, ma in ascesa.
Lo studio analizza poi le emissioni di CO2, accertando che sono raddoppiate nella regione in meno di 10 anni e pesano adesso per il 16% delle emissioni totali prodotte dall’industria nella regione. Oltre che sulla salute, tutto ciò si riflette inevitabilmente sul clima. Secondo gli scienziati, l’insieme degli agenti inquinanti rilasciati in atmosfera nel sud-est asiatico sta attualmente schermando la radiazione solare e raffreddando il clima. Ma al più tardi entro 8 anni si passerà all’effetto opposto, con un peggioramento del riscaldamento globale.