(Rinnovabili.it) – Hanno vissuto sull’isola di Jean Charles, nel sud della Louisiana, per oltre 200 anni. Ma adesso, l’aumento del livello del mare li ha trasformati in rifugiati climatici costretti a lasciare la loro terra. La piccola comunità dei Biloxi-Chitimacha-Choctaw è quel che resta di una tribù di indiani d’America. Proprio come i loro avi, sono stati costretti a lasciare le loro terre per colpa della voracità dei “nuovi americani”. Stavolta il progresso non imbracciava più cannoni e fucili, ma ciminiere di impianti a carbone e tubi di scappamento delle automobili a petrolio. Il riscaldamento globale di origine antropica ha provocato un innalzamento del mare che, dagli anni ’50 ad oggi, ha sommerso il 98% dell’isola su cui vivevano i Biloxi-Chitimacha-Choctaw.
È la prima volta che un’intera comunità dev’essere trasferita a causa dei cambiamenti climatici, ha detto Marion McFadden, portavoce dell’US Department of Housing and Urban Development. Qualcuno ha voluto restare: un centinaio di indiani sui 400 che abitavano l’isola di Jean Charles non sono partiti.
«A nessuno piace lasciare una zona dove ha la propria storia e tanti ricordi – ha detto Boyo Billiot, vice capo della tribù ai giornalisti – Noi siamo gente del bayou. Siamo ciò che siamo grazie all’acqua». Poi ha ricordato le parole profetiche del nonno: «Mi disse che le persone, un giorno, avrebbero dovuto lasciare l’isola».
La parola “bayou”, in lingua Chocktaw, significa “tortuosità”, e indica l’ecosistema tipico del delta del Mississippi, in Louisiana.
Le autorità dello Stato non vogliono utilizzare l’espressione “rifugiati climatici”, ma preferiscono ammorbidirla in “reinsediamento”. Il costo dell’operazione, comunque la si voglia chiamare, ammonta a 48 milioni di dollari di denaro pubblico. Per arrivare portarla a termine serviranno due anni.
Il livello del mare, in Louisiana, è salito di 20 centimetri nell’ultimo mezzo secolo. Le sue coste, insieme a quelle del Texas, sono tra le più esposte a inondazioni man mano che il fenomeno peggiora.