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L’India cita Gandhi ma non si impegna sul clima

L’India cita Ghandi ma non si impegna sul clima 2

 

(Rinnovabili.it) – L’India dice no a un tetto sulle emissioni ma accetta di rallentare il passo. E dal palco del Palazzo di Vetro dell’Onu mette sul piatto investimenti per solare, eolico e idroelettrico. Nonostante le pressioni internazionali per raggiungere un accordo vincolante sul clima alla COP21 di Parigi, nel presentare il nuovo piano Nuova Delhi ha rifiutato di ridurre in termini assoluti il livello di emissioni di CO2. L’impegno riguarda invece l’intensità ed è commisurato alla crescita economica del Paese: entro il 2030 taglierà i gas serra del 33-35% per ogni punto di PIL di crescita, tenendo come metro di paragone i livelli del 2005. Secondo stime preliminari, nei prossimi 15 anni l’economia indiana dovrebbe crescere di 7 volte. Questo significa che il cambio di passo non impedirà alle emissioni di triplicare.

Una decisione controcorrente quella del terzo inquinatore mondiale, visto che i primi due – Usa e Cina – di recente hanno rinnovato l’impegno a tagliare le emissioni in termini assoluti. L’india resta intransigente per quanto riguarda il dossier del cambiamento climatico e ribadisce che la sua priorità è portare al di sopra della soglia di povertà una larga fetta dei suoi 1,2 miliardi di abitanti. Operazione che, secondo Nuova Delhi, è impossibile senza poter contare sull’energia delle centrali a carbone. E al contrario di altre economie emergenti come il Brasile, continua ad accusare gli Usa e i paesi più ricchi di ignorare la loro responsabilità morale verso il riscaldamento globale.

 

Il primo ministro indiano, Narendra Modi
Il primo ministro indiano, Narendra Modi

 

Ad ogni modo la posizione dell’India, pur fra tanti dubbi, fa registrare qualche novità positiva. È vero che a ben guardare i progressi rispetto al taglio di emissioni sono quasi pari a zero. L’entità della “frenata” è di 10 punti percentuali più alta di quella promessa in un precedente vertice Onu del 2009, ma l’orizzonte si allunga di 10 anni. All’epoca aveva promesso un taglio del 20-25% entro il 2020. Tuttavia qualcosa si muove sul fronte delle energie rinnovabili. Fra gli obiettivi infatti c’è quello di portare entro il 2030 le fonti non-fossili al 40% del suo mix energetico. Ovviamente è compreso il nucleare, che non producendo emissioni di CO2 viene annoverato fra le energie pulite. Ma la delegazione indiana all’Onu ha messo l’accento su idroelettrico, eolico e fotovoltaico.

È quanto si legge nel piano del governo pubblicato ieri sul portale dell’Onu, che il presidente Modi illustrerà oggi all’Assemblea. Fra i progetti anticipati nel documento – 38 pagine con frequenti richiami allo yoga e citazioni di Ghandi – figurano 25 parchi solari. Uno di questi, presentato alla vigilia del vertice internazionale, sarà situato nel deserto del Rajastan, nella parte nord-occidentale del paese al confine col Pakistan. Inoltre sono stati introdotti incentivi fiscali per invogliare le aziende a utilizzare energia solare ed è stato rivisto al rialzo l’obiettivo di produzione totale di energia dal sole, che passa dai 20mila ai 100mila megawatt. Altri progetti annunciati dall’India riguardano la fornitura di 100mila pompe solari agli agricoltori e la conversione all’energia solare di tutte le 55mila stazioni di rifornimento del paese. Nessun dettaglio invece per quanto riguarda l’idroelettrico.

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