Rinnovabili

India messa sotto scacco dal ciclone Fani

Rupak de Chowdhuri/Reuters
Rupak de Chowdhuri/Reuters

 

 

Si chiama Fani: è il ciclone più intenso degli ultimi 20 anni, secondo le autorità indiane

(Rinnovabili.it) – Un violento ciclone si è abbattuto in India a ridosso dei primi giorni del mese di maggio: si chiama Fani e ha colpito maggiormente lo stato orientale dell’Orissa.

Le autorità dello stato federale sono corse ai ripari ed hanno evacuato più di un milione di persone nella notte tra il 4 e il 5 maggio evitando ulteriori ingenti disastri e perdite di vite umane.
Sedici persone, nei primi giorni in cui Fani imperversava, sono rimaste vittima della furia meteorologica e la massiccia evacuazione delle autorità da villaggi, case e altri luoghi pubblici e privati, ha evitato il peggio.

 

 

 

Le tempeste e i forti venti dei giorni scorsi hanno, tuttavia, devastato lo stato, inondando almeno 36 villaggi e distruggendo 2.000 case.
Puri, la città-tempio sul mare dove Fani si è abbattuto con più violenza, ha subìto «danni colossali», come riporta il portale digitale del ‘Times of India‘: «i venti hanno raggiunto i 200km/h hanno fatto saltare i tetti, danneggiato le linee elettriche e sradicato gli alberi».

 

 

>>Leggi anche Mozambico: dopo i cicloni arriva la trappola del debito climatico<<

 

 

L’intensità di Fani

«Uno dei cicloni più intensi degli ultimi 20 anni a colpire il subcontinente indiano», il Dipartimento Meterologico dell’Orissa non ha dubbi. L’area interessata dal ciclone non si limita allo stato di Orissa ma coinvolge anche la totalità del Bangladesh, anche se i fenomeni più imponenti si sono verificati a Puri, Bhubaneswar, Jaipur, Kendrapara e nel distretto di Mayurbhanj. Imponente ma (fortunatamente) non totalmente distruttivo come fu quello del 1999 che colpì la stessa area e fece registrare 10.000 persone uccise in 30 ore, con venti che soffiavano di 260 km/h. Da allora i sistemi di allarme contro i cicloni sono migliorati, dando alle autorità più tempo per evacuare le persone.

 

>>leggi anche Eventi estremi, la responsabilità umana non si può più nascondere<<

Exit mobile version