(Rinnovabili.it) – Questa COP 21 verrà ricordata per l’introduzione di un nuovo processo di consultazione, suggerito dal Sudafrica. Si chiama Indaba, e sta facendo sì che – con tutti i limiti del caso – le Parti riescano a raggiungere un accordo globale sul clima entro domani. Il sistema che sta sbloccando le trattative affonda le sue radici nelle tradizioni delle tribù Zulu e Xhosa. Proprio come la Conferenza sul clima, l’Indaba è una riunione dei leader della comunità convocata dal capo per risolvere questioni importanti. Lo ha spiegato Brian Mantlana, membro della delegazione sudafricana a Parigi. Le analogie con la Conferenza delle Parti sul cambiamento climatico non sono finite: l’Indaba è infatti aperta a tutti, anche se al tavolo decisionale siedono i capi tribù. Stessa cosa è avvenuta a partire da mercoledì alla COP con i Ministri.
«Si tratta di un incontro pubblico – ha detto Mantlana – Non è un evento festoso, ma partecipativo, in cui tutti hanno voce in capitolo e la comunità viene consultata per ottenere pareri sulle decisioni finali». Quest’ultimo punto manca nella COP, perché la consultazione delle organizzazioni in difesa della società civile presenta molti limiti.
Mentre i negoziati entravano nella fase cruciale durante la serata di ieri, il ministro degli Esteri Francese e presidente della COP 21, Laurent Fabius, ha convocato una riunione conclusiva che ha definito «Indaba delle soluzioni» per risolvere le questioni fondamentali.
L’Indaba climatica di mercoledì ha sciolto diversi nodi, riducendo le 1.600 parentesi quadre nella bozza di testo a 361 prima della sessione di ieri, dalla quale è uscito un documento con sole 50 parentesi. Entro oggi, l’Indaba delle soluzioni dovrà risolvere anche le ultime criticità, per addivenire domattina ad un protocollo globale che contenga gli impegni volontari di tutte le Parti sul cambiamento climatico. L’accordo sarà volto a limitare il riscaldamento globale entro i 2 °C ed entrerà in vigore nel 2020.