Si cerca di contenere le fiamme sprigionatesi presso il deposito di rifiuti del TMB Salario
(Rinnovabili.it) – La periferia nord-orientale di Roma si è svegliata fumando. Questa notte è divampato un incendio nel TMB Salario, uno degli impianti Ama di trattamento meccanico biologico dei rifiuti urbani. Dodici squadre di vigili del fuco (ora ridotte a 5) sono arrivate sul posto alle 4.45 per domare le fiamme e bonificare la zona. Il rogo, di cui non sono ancora state accertate le cause, ha preso vita nel capannone della struttura – oltre duemila metri quadrati adibiti a deposito rifiuti – scatenando una densa nube nera visibile a chilometri di distanza. Le fiamme non sono ancora state domate e i pompieri stanno ora cercando di contenere l’incendio per evitare che si propaghi ai depositi vicini.
#Roma #11dic 10:00, #incendio discarica in via Salaria 907: in corso le operazioni di spegnimento e di contenimento delle fiamme per evitare la propagazione ai depositi vicini. Nella clip la ricognizione aerea dell’elicottero #dragovf dei #vigilidelfuoco pic.twitter.com/87lpah29Rx
— Vigili del Fuoco (@emergenzavvf) 11 dicembre 2018
L’odore acre dei fumi ha raggiunto velocemente tutte le aree abitate del nord-est capitolino, valicando i confini del terzo municipio e costringendo i cittadini a chiudersi in casa. Per comprendere a fondo i pericoli sanitari e l’entità dei danni ambientali, bisogna però aspettare le valutazioni dell’Arpa Lazio, l’Agenzia regionale per la protezione ambientale, attualmente impegnata a monitorare la qualità dell’aria nella zona. Ma una prima rassicurazione arriva dal presidente del Municipio III di Roma Giovanni Caudo: “L’impianto Tmb è completamente compromesso. “Che il fumo sia tossico è evidente perché brucia spazzatura, olio e plastica, ma i vigili del fuoco ci hanno tranquillizzato sul fatto che si sta dirigendo verso zone non abitate. Quindi al momento non siamo allarmati per questo”. Nel frattempo il Campidoglio ha convocato una cabina di regia con la Regione e la Protezione Civile con il compito di valutare le azioni da mettere in campo e gli eventuali rischi per la popolazione. L’amministrazione capitolina dovrà anche valutare le opzioni possibili per ridistribuire i rifiuti urbani che venivano lavorati nell’impianto, vale a dire quasi del 25% dell’indifferenziata di Roma. A seguire le indagini sull’incendio al TMB Salario sono i carabinieri della Compagnia Roma Montesacro, arrivati sul luogo assieme agli assessori comunale e regionale all’ambiente e ai rifiuti e l’Arpa.
Incendio #TMBSalario a @Roma: #ARPALazio intervenuta prontamente per monitoraggio qualità dell’aria. Sul posto anche il DG Marco Lupo e Assessore ai Rifiuti di @RegioneLazio, @MAXVALERIANI (Foto da @rep_roma)@SNPAmbiente @ISPRA_Press @AssoArpa pic.twitter.com/xTTng1oh1n — ARPA Lazio (@ARPALazio) 11 dicembre 2018
La struttura, fortemente criticata dagli abitanti della zona, era da settembre di quest’anno al centro di un piano municipale per il controllo dell’effetto degli odori emessi. Una misura attivaat dopo quasi 8 anni di proteste. Era il 2011, infatti, quando i Comitati del salario avevano iniziato la loro battaglia contro i miasmi dell’impianto definito, senza mezzi termini, “una bomba ecologica”. “E’ improponibile vivere con quella puzza – spiegava solo qualche settimana fa Adriano Travaglia, presidente del comitato di quartiere di Villa Spada – è contro la dignità umana, non è possibile per bimbi e anziani, intacca la serenità di chi vive lì. Viviamo con le finestre chiuse, l’estate la puzza è nauseabonda e brucia negli occhi, nella gola e nello stomaco”.
+++++AGGIORNAMENTO+++++
Con una nota la Regione Lazio ha fatto sapere che dalle prime misurazioni dell’Arpa Lazio al Tmb Salario “non registrano valori fuori norma per quanto riguarda l’inquinamento dell’aria”. Secondo le tre centraline della rete fissa di monitoraggio (Bufalotta, Villa Ada, Francia) i parametri di biossido di azoto, monossido di carbonio, biossido di zolfo e benzene “risultano in linea con quelli misurati nelle giornate precedenti e al di sotto dei limiti di legge”. Sono ancora in corso invece i campionamenti dei microinquinanti (diossine, furani, PCB), del particolato (PM10) e dei metalli e Idrocarburi policiclici aromatici.