Rinnovabili

In Italia politici-tecnici o tecnici-politici?

Cerchiamo di capire la differenza tra tecnici e politici e come da tecnici si diventa politici, come da politici non si diventa tecnici e come tutto questo di fatto nasca da due modi totalmente diversi di avvicinarsi alla “politica”, fin da quando si è giovani.

Questa riflessione è particolarmente importante nell’ambito della ricerca/attività governativa in  campo energetico, soprattutto nell’uso energetico sostenibile del sottosuolo che richiede tanta ricerca e tanto governo responsabile e “politicamente-tecnicamente corretto”.

Ci sono infatti due tipologie di “animali politici” nel nostro Paese: quelli che da giovani si avvicinano alla politica, che sia di centro, sinistra o destra, tramite piccoli gruppi, circoli, sezioni, lobbies, amicizie, contatti casuali, percorsi tortuosi, cambi di bandiera e trovano nella politica un ottimo cuscino dove scaricare la frustrazione di non trovare lavoro in altro modo, perché magari hanno smesso di studiare e “subodorano” nella politica facili guadagni e rapide glorie. Di solito queste figure, non professionali, ma di grande “impegno” nella politica di tutti i giorni, fatta di innumerevoli riunioni nelle sezioni/circoli/federazioni, puntano a postazioni di “rilievo” politico quali: segretari di circolo, amministratori locali, circoscrizionali, segretari regionali, e si candidano, anche non essendo “chiamati alla candidatura”: si considerano buoni politici, solitamente, con un elevato grado di narcisismo, pur avendo una scarsissima conoscenza della complessità della società, della complessità dell’economia e della molteplicità delle sinergie possibili tra tecnologie energetico-ambientali del terzo millennio, magari non avendo mai o quasi mai messo fuori il naso dall’Italia se non per turismo.

Questo tipo di politici-politici sono fortemente restii ad inserire nella compagine dei loro gruppetti di potere i politici-tecnici, che invece provengono dall’altro percorso, diametralmente opposto, di cui dicevamo: quello della professionalità ed alta professionalità (fino alla “ricerca/accademia”, giornalismo, grande industria, etc…) che via via si forma, soprattutto tra i 25 ed i 45 anni di età, nella Società Civile (maiuscola non a caso, in questo momento storico, perché è Lei sembrerebbe la  vera protagonista della svolta italiana a cui assistiamo con Monti), proprio mentre i seguaci della prima tipologia politica invadono circoli/sezioni/federazioni ed innumerevoli convegni.

La seconda tipologia di politici-tecnici o timidi tecnici-politici, ancora in embrione prima di divenire politici-tecnici, è invece molto più silente e discontinua nelle sue apparizioni agli innumerevoli convegni di cui sopra: verso i 45-50 anni alza la testa, spesso per le tante delusioni e bocconi amari ingoiati durante la loro carriera di tecnici-tecnici e tecnici-politici ed alza il naso dalla sua professione/carriera, per annusare la politica vera, solo dopo anni di studio e/o di lavoro, quale che sia, non necessariamente proveniente dalla alta meritocrazia scientifica, come quella che ci compete a noi della ricerca pubblica. Essa sola, al momento non è auto-referenziata, perchè è la sola ormai soggetta a concorsi pubblici basati sulla meritocrazia, almeno per il buon 70% dei casi, anche rispetto alla ricerca privata. Quest’ultima ancora assume su “chiamata diretta” da parte dell’imprenditore, …..spesso vessato dalle “amicizie” dei politici-politici, a cui deve altrettanto spesso, almeno fino ad ora, se non si cambia, mostrare riconoscenza.

Solitamente il primo genere di politici-politici  si aggregano a coloro, sempre politici di professione, pochissimi ed in gamba, che scelgono la politica dura da “Statisti”, come professione a 360° ma in maniera onesta, loro si,  sono consapevoli delle grandi sfide energetico-climatiche ed economiche del momento. Ma la maggior parte dei politici-politici sono invece, a schiera ed in branco, delle persone motivate soprattutto da interessi economici legati all’abberrante – solo in Italia nel mondo civile- tipologia stipendiale della “politica locale”. Quella che blocca tutti i grandi progetti del Sistema Paese per capirci. Ed intendo più precisamente per “politici locali” tutta una schiera di figure quali la maggior parte dei consiglieri comunali, provinciali regionali, assessori di vario tipo, porta-borsa non professionisti, consulenti super-pagati della politica delle amministrazioni (a supplire la carenza dei politici-politici, solitamente caratterizzati da medio-bassa scolarizzazione) e quanto altro.

In sostanza, il primo tipo di politici-politici citati sono molto lontano dall’essere dei politici-tecnici, e tanto più dall’essere dei tecnici-politici e men che meno dei tecnici-tecnici: essi però in quanto politici-politici compongono, PERCHE’ HANNO IL TEMPO DI FARLO VISTO CHE NON HANNO ALTRO LAVORO, le liste elettorali delle segreterie di partito, le liste regionali, quelle provinciali e comunali, che sono poi quelle che danno l’OK e danno parere alle VIA a certi grandi progetti infrastrutturali ed anche energetico-sostenibili, inclusi i campi eolici per dire.Se non hanno competenze, che parere danno?

Per questo il primo compito del governo Monti, se vuole rilanciare l’industria, il Lavoro (sostenibile), la meritocrazia,  è riscrivere la legge elettorale! Attualmente le liste elettorali dei partiti sono compilate da politici-politici, durante loro serate ai circoli/federazioni/cene, a meno che gli “statisti-politici” (pochissimi si ripete) non si impongano a scrivere le liste elettorali con un congruo mixing, all’interno di esse, di politici–tecnici e tecnici-politici, quasi gli unici veramente in grado di risolvere i problemi della società, ora tra l’altro che le ideologie, esclusa quella dello “sviluppo sostenibile”, si somigliano tutte e che magari l’Economista di Grillo partecipa ai convegni di “Forza Nuova”.

Ma il primo tipo di politici-politici sono fortemente restii al dialogo con i tecnici-politici, perché sanno bene che dialetticamente, intellettualmente e tecnologicamente sarebbero soverchiati a tutti i livelli con conseguente diminuzione del loro “narcisismo politico” anche in termini stipendiali.

Tutto questo finirebbe in una bolla di sapone se, come meritocrazia vorrebbe, i tecnici-tecnici e i tecnici-politici guadagnassero di più fin da subito, livellandosi agli stipendi europei, ed i politici-politici di tutti i livelli/amministrazioni guadagnassero di meno, sempre per livellarsi agli standard europei, abche secondo gli ultimi studi di ieri dell’ISTAT. Loro che notoriamente poi, a loro volta, si auto-referenziano liste e stipendi, quando riescono ad arrivare in parlamento/giunta. La politica deve ri-diventare una missione, non un guadagno personale. Come lo è per noi scienziati.

 

Che sciocchi, noi, che a trentanni-quarantanni, stavamo ancora a studiare le grandi tecnologie energetiche, i rischi del sottosuolo,  per salvare in modo sostenibile il pianeta, per due soldi, per la ricerca italiana, per il Sistema Paese, e che sempre per due soldi conseguivamo dottorati di ricerca, borse post-doc all’estero, master internazionali, facevamo concorsi meritocratici in giro per il mondo, per poi tornare e non trovare lavoro, mentre la politica rimaneva nelle mani dei nostri compagni di scuola, politici-politici, che erano rimasti a inciuciare in Italia, al pomeriggio, agli innumerevoli convegni, spesso simili e spesso di bassissimo livello.

Ma noi, “disegni politici globali, “vision di insieme”, in quei politici-politici, che hanno iniziato da ragazzi a far riunioni su riunioni, senza prendere un libro in mano, rispetto al percorso fatto invece da noi tecnici-tecnici, necessariamente poi chiamati a fare i tecnici-politici, ancora le stiamo cercando in giro per i vari partiti, con un occhio di riguardo al PD, che almeno con le sue fondazioni fa un grande lavoro intellettuale su svariati campi del sapere. Si pensi ad esempio ed a titolo esemplificativo al lavoro molto degno di rispetto, che da qualche anno sta portando avanti la Fondazione Sviluppo Sostenibile di Edo Ronchi, fatta da Statisti, tecnici-politici, politici-tecnici e tecnici-tecnici, ma non o quasi da politici-politici, se non da “statisti” ripetiamo, e la differenza è abissale, come chi li presiede.

Ormai anche la pubblicità in TV se ne è accorta ripetendo spesso: “i politici pensano alle prossime elezioni e gli Statisti alle prossime generazioni”; e si è visto negli ultimi 20 anni, da quando sono scomparsi quei grandi Statisti–Boiardi di stato degli anni ’60, che hanno costruito l’Italia del dopo-guerra, nel bene e nel male. Si pensi ad Andreatta, unico politico citato nel nuovo Programma del PD “Italia di Domani”, pubblicato recentemente.

 

I politici-politici, solitamente invece sono uomini di marketing, e detentetori di piccole srl o di snc del settore e  preferiscono, alla rivista scientifica o di settore, i blogs del consesso di massa, contano gli ingressi cliccati al sito: la stessa massa che prima ha tradito il partito di Berlinguer, poi ha tradito Craxi, poi, come Scilipoti è passato magari da IDV a PDL.

 

Nel connubio energia-ambiente risiede una buona futura sinergia dei politici-tecnici e dei tecnici-politici e risiede la POLITICA dei prossimi decenni, come nella low economy del software e dell’hardware accadeva nel recente passato. Grande spazio vi è anche per i tecnici-tecnici, ma quasi per nulla per i politici-politici, se non per gli “Statisti”. Ogni politico-politico oggi si dovrebbe chiedere nella solitudine ed al buio: quanto sono Statista ? Ed agire di conseguenza, anche dimettendosi dalla poltrona che occupa in caso.

Basterebbe iniziare dai filoni di ricerca energetica del sottosuolo, che da circa dieci anni noi, geofisici ed ingegneri, tecnici-tecnici, ormai assurti a tecnici-politici (per poi non disdegnare anche l’epiteto di politici-tecnici),  in piena assunzione delle nostre responsabilità, noi che scriviamo, portiamo avanti in Italia,  a nostro personale rischio, con grande seguito, con una visione razionale pubblicata in prima pagina da Quotidiano Energia il passato 20 dicembre 2011.

I politici-politici nella accezione attuale (sempre escludendo gli Statisti!) non sono in grado di svolgere un programma energetico-ambientale, di tipo politico-tecnico nel migliore dei modi, a causa del seguente vulnus di partenza: ma come potrebbero i politici-politici  portare avanti e con urgenza un programma, come quello citato da noi su Quotidiano Energia, che ha un arco temporale di 10-20 fino a 50 anni di incubazione scientifica ? Essi sono spesso uomini e donne  d’immagine IMMEDIATA, gli servono i voti ORA e sono caratterizzati da nessuna carriera pubblica o di grande azienda alle spalle, spesso solo detentori delle suddette piccole aziende di comunicazione di corta vita (certo non di ingegneria energetica!), quando sfondano o tentano di sfondare (1 su 10000).  E per quieto vivere non facciamo nomi ! Loro riescono a convogliare decine se non centinaia di giornalisti al cospetto, che però si ritrovano a sintetizzare magari alcuni “punti di programma”, anche decine, che non hanno una vision globale unica, perché? Perché semplicemente non vi è stata ricerca, lavoro, studio, sacrificio, squadra, estero, e quanto altro dietro.

Di contro, quando noi avanziamo silenziosamente  sui complessi ed irsuti scalini di quel programma scientifico a punti energetico-ambientali, listato da Quotidiano Energia il 20 dicembre, neanche un giornalista si fa vivo, anche qualora fossimo riusciti a mandare in porto certi risultati da “delivery unit” inglese, certe nuove tecniche innovative e rivoluzionarie,  nel comparto energetico in questi anni, mesi, giorni. Basta entrare nel sito web della Fondazione Sviluppo Sostenibile per averne una idea.

In conclusione, siamo dei profondi sostenitori di coloro che approdano nella “politica” a qualsiasi età e di coloro per i quali questa  “chiamata” a mettersi a disposizione – con cognizione di causa e non per interessi personali – per la “Società civile”, per il complesso “Sistema Paese” avvenga al tempo dovuto e con il bagaglio culturale dovuto. Arrivarci prima da politici-politici e restando tali ? No, troppo semplice, troppo semplicistico. E mai è necessario senza aver lavorato in un qualsivoglia campo/amministrazione e con, ripetiamo, grande cognizione di causa e senso di responsabilità, non solo da economisti della Bocconi, ma anche come scienziati quali politici-tecnici.

Se poi la suddetta “responsabilità”, per le cose più “rognose” (rifiuti, terremoti, sicurezza sottosuolo/territorio, frane, siting infrastrutture, etc…)  i politici-politici non se la prendono più, e soprattutto se poi, i rinvii a giudizio sono uguali per tutti, per politici-politici e tecnici-politici, è consequenziale ed è giusto che da ora in poi i tecnici-politici assurgano a politici-tecnici, non demandino più nulla o quasi ai politici-politici (che quindi tra breve decadono o scompaiono, a meno che non siano “Statisti”) e decidano loro, perchè hanno strumenti e la testa per farlo.

E per tornare infine al nostro campo: la crisi economica, per chi non lo avesse capito, è strutturale, sistemica, globale è dovuta ad energia e materie prime. Come al solito nelle grandi guerre. Questa la si fa a colpi di finanza e non di carri armati.

Operativamente nell’immediato ? Intanto il Ministro Profumo dovrebbe colmare abbastanza rapidamente un vulnus notevole: tre enti di ricerca, CNR, INGV e Parco tecnologico di Trieste sono senza presidente !  Nuovi concorsi servirebbero in linea di principio, seguendo il ragionamento che ora il governo è cambiato e quindi tutto va fatto ex novo, anche solo per l’etica del nuovo sistema Monti. Altrimenti il Ministro Profumo potrebbe scardinare il disegno di Monti e dei “Draghi’s boys”… Sarebbe un flop notevole nella  filosofia di questo nuovo governo tecnico.  Il nuovo gruppo Monti sembrerebbe abbia come modello la “delivery unit” inglese. Il concetto di “delivery unit” si basa sul non pensare alle norme ed alle procedure ma ai risultati. Un esempio calzante fu il “comitato privatizzazioni” del governo Ciampi: portò al maggior numero di privatizzazioni tra il 1993 ed il 1995, tramite l’affissione di una tabella attaccata al muro, depennando via via le cose fatte da quelle da fare. Un metodo di una efficienza notevole fu considerato.

L’Italia non ha le radici politiche dell’Inghilterra, dove il capo del governo può licenziare i ministri (che là non sono di nomina politica): da noi ogni ministro in realtà non doveva, nel vecchio schema partitocratico-sindacalisto-cratico, fino a ieri,  rispondere al capo del governo, ma al partito che lo aveva  sponsorizzato. Questa è la ragione per la quale da noi una “delivery unit” sul modello inglese di Barber, Blair e Gordon Brown (o la President’s Scholarship di Singapore), non poteva decollare e lo può fare solo ora, forse, se il governo è forte come con  un mandato su di essa da parte dei suoi elettori (che ancora non c’e) o se a breve una riforma elettorale migliora la governabilità.

L’eventuale leader della “delivery unit” italiana, compresa quella che veicolerà la produzione energetica sostenibile ed un uso responsabile del sottosuolo e delle sue risorse, inclusi gli stoccaggi di gas, la geotermia, etc…  dovrà avere l’indipendenza morale, come caratteristica essenziale del proprio DNA; dovrà conoscere bene il mondo politico e quello privato, ma soprattutto dovrà essere egli stesso un esempio di meritocrazia tecnico-politica. Grazie a tale caratteristica egli godrà della fiducia di tutti e potrà selezionare i talenti stessi della “delivery unit“, compresi i presidenti dei grandi enti di ricerca italiana, senza agenzie e commissioni politiche, dato che tutti si fideranno di lui. In questo specifico caso ? Una nuova commissione specifica disciplinare per ogni ente di ricerca rimasto senza presidente, ad hoc, rapida, efficace, veloce. Un mese in tutto per imbastire un nuovo concorso. Altrimenti anche la ricerca energetica sostenibile è di fatto ferma in questi primi giorni del nuovo 2012.

di Fedora Quattrocchi – Dirigente di Ricerca INGV –(Istituto Nazionale Geofisica e Vulcanologia); Docente a Contratto Università Tor vergata, Ingegneria Ambiente e Territorio – ed Enzo Boschi – ex-Presidente dell’INGV, Professore Ordinario Università di Bologna, Facoltà di Fisica

 

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