Rispetto a uno scenario senza conflitto, il calo delle esportazioni ucraine di cibo sta causando un’espansione di 8,4 milioni di ettari di terre coltivate nel mondo. Che a sua volta colpisce la biodiversità. Se non sarà ripristinata la Black Sea Grain Initiative l’impatto raddoppierà. E crescerà di 2,9 volte per le terre coltivate e 4,5 volte per la biodiversità se si fermano del tutto le esportazioni di cibo da Ucraina e Russia
Lo studio della China Agriculture University di Pechino pubblicato su Nature
(Rinnovabili.it) – L’invasione russa dell’Ucraina è una catastrofe anche per l’ambiente. Il 20% del territorio ucraino è coperto da mine, che rilasciano nel tempo sostanze tossiche. Finora i genieri ucraini ne hanno sminato appena l’1% e di questo passo finiranno l’opera in 180 anni. La distruzione della diga di Kakhovka sul Dnepr ha devastato ecosistemi preziosissimi. Solo nel 2023, la stima dei costi ambientali della guerra è cresciuta del 35%, il conto ora è di 59 mld di euro. Ma secondo Kiev potrebbe aumentare di 10 volte contando anche i servizi ecosistemici persi. C’è però un altro impatto della guerra in Ucraina, fuori dal paese e di portata globale, di cui si parla poco.
È quello sull’espansione dei terreni destinati all’agricoltura nel mondo, per supplire all’ammanco di produzione – soprattutto cerealicola – del paese invaso. Che a cascata genera problemi per ecosistemi e tutela della biodiversità. Ad accendere un faro su questo risvolto dell’impatto della guerra in Ucraina è uno studio condotto dalla China Agricultural University di Pechino e pubblicato di recente su Nature.
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“La guerra tra Russia e Ucraina sta avendo un impatto sui sistemi alimentari globali, che potrebbe innescare l’espansione globale delle terre coltivate e di conseguenza portare alla perdita di biodiversità lontano dalle zone di guerra”, spiegano gli autori.
Per provare a quantificare questo impatto, lo studio ha simulato l’espansione a livello globale delle terre coltivate che sarebbe provocata dal “rimodellamento dei flussi internazionali di terre coltivate virtuali” e lo valuta in rapporto a uno scenario di assenza di conflitto – cioè di esportazioni regolari. A ciò si aggiunge una valutazione del possibile impatto sulla biodiversità che deriva dall’espansione dei terreni coltivati.
Lo scenario di base assume che l’export ucraino cali del 33,57%. In questa situazione, lo studio stima che la guerra potrebbe comportare un’ulteriore espansione delle terre coltivate di 8,48 milioni di ettari rispetto allo scenario senza guerra. “Questa espansione delle terre coltivate avrebbe un impatto maggiore sulla biodiversità in paesi come Stati Uniti, Spagna, Francia, India e Brasile”, sostengono gli autori.
Lo studio calcola poi l’impatto della guerra in Ucraina su biodiversità e terre coltivate in caso di stop definitivo alla Black Sea Grain Initiative, l’iniziativa che ha permesso per mesi di continuare le esportazioni con la mediazione della Turchia ma da cui la Russia si è ritirata dopo 1 anno, nel luglio 2023. In questo caso, raddoppierebbe sia l’espansione delle terre coltivate sia la perdita di biodiversità collegata. “Se il conflitto peggiorasse ulteriormente, ovvero se venissero a mancare le esportazioni dalla Russia e dall’Ucraina, l’espansione dei terreni coltivati e la perdita di biodiversità aumenterebbero rispettivamente fino a 2,9 e circa 4,5 volte”, concludono gli autori.