Pubblicato il primo studio completo sull’impatto del turism sul clima
(Rinnovabili.it) – L’impatto del turismo sul clima è quattro volte maggiore rispetto a quanto stimato in precedenza. A dirlo è un nutrito gruppo di ricerca, guidato dell’Università di Sydney, che ha quantificato per la prima volta l’impronta di carbonio del settore lungo tutta la sua supply chain: dai voli alla produzione di souvenir, dal cibo ai consumi delle strutture ricettive.
Gli scienziati hanno impiegato un anno e mezzo prima per completare lo studio e incorporare i dati di 189 Paesi. Il risultato? La carbon footprint associata a viaggi e vacanze sta crescendo più rapidamente di quella del commercio internazionale. E oggi il comparto è già responsabile di quasi un decimo delle emissioni di gas serra mondiali.
“La nostra analisi costituisce un primo sguardo al vero costo del turismo – spiega il dottor Arunima Malik, uno degli autori della ricerca – rappresenta una valutazione completa del suo ciclo di vita”.
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Uno dei punti salienti del nuovo studio – pubblicato in questi giorni sulla rivista Nature Climate Change – è la discrepanza tra le precedenti stime e i valori attuali. In passato, il non aver considerato l’intera catena di distribuzione ha portato a sottostimare il vero impatto del turismo sul clima: un errore di oltre 5 punti percentuali. L’apparentemente piccolo scarto acquista un valore maggiore se inserito nel contesto climatico mondiale dove, spiegano gli autori, le attività turistiche sono responsabili dell’emissione di 4,5 miliardi di CO2 eq (dati aggiornati al 2013). E con gli attuali trend, l’industria del turismo è destinata ad aumentare il proprio peso ambientale, arrivando a 6,5 miliardi di tonnellate di CO2 eq entro il 2025.
A livello globale i maggiori contributi arrivano da Stati Uniti, in cima alla classifica dell’impronta di carbonio, seguiti da Cina, Germania e India. Sono tuttavia Paesi come le Maldive, le Mauritius, Cipro e le Seychelles a possedere l’incidenza più alta del turismo internazionale sulle emissioni nazionali: dal 30 per cento fino all’80 per cento. Il coautore Ya-Yen Sun, della National Cheng Kung University di Taiwan, spiega come sia fondamentale ripensare al turismo in termini di “basso impatto”. “Dato che il turismo è destinato a crescere più rapidamente di molti altri settori economici, la comunità internazionale potrebbe considerare la sua inclusione negli impegni climatici, come l’Accordo di Parigi, legando i voli internazionali a specifiche nazioni”, ha affermato lo scienziato. “Potrebbero essere richieste carbon tax o schemi di scambio delle emissioni, in particolare per l’aviazione, per ridurre la crescita futura incontrollata delle emissioni legate al turismo”.
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