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L’impatto ambientale del TTIP: una valutazione critica

L'impatto ambientale del TTIP una valutazione critica

 

(Rinnovabili.it) – I numeri sono pochi, ma il trend è comunque chiaro. Il TTIP non porterà benefici all’ambiente e al clima. È quanto emerge dalla valutazione di sostenibilità dell’accordo USA-Ue sul commercio e gli investimenti, resa pubblica venerdì con 18 mesi di ritardo. L’ha redatta la società di consulenza e ricerche economiche Ecorys, su richiesta della Commissione europea.

Lo studio prende in esame tutti i possibili impatti del TTIP sull’economia, l’ambiente e l’occupazione in Europa. Nel capitolo sull’ambiente, l’analisi segue un filone preciso: evidenzia le differenze negli approcci regolatori dei due blocchi per poi tracciare i possibili scenari derivanti dall’armonizzazione delle normative. Il problema è che le conclusioni si fidano delle promesse della Commissione Ue di innalzare gli standard socio-ambientali tramite l’accordo, mentre i testi negoziali trapelati il 2 maggio grazie a Greenpeace mostrano il contrario.

Difficile dunque, carte alla mano, credere a quanto proposto da Ecorys, che considera bassi gli impatti ambientali del TTIP. Anche in questo caso, comunque, la stipula dell’accordo potrebbe aggravare il quadro europeo.

 

Le differenze tra Stati Uniti ed Europa

Gli impatti ambientali del TTIP, secondo Ecorys, possono manifestarsi a seguito di cambiamenti di natura economica, commerciale e delle regolamentazioni in 5 settori.

  1. Inquinamento – Le più importanti convenzioni internazionali in materia ratificate dall’Europa sono quella di Stoccolma sugli inquinanti organici persistenti (POP) e il protocollo di Montreal sui clorofluorocarburi (CFC). Gli Stati Uniti, pur avendo firmato queste intese, non le hanno mai convalidate. Nella proposta europea per un capitolo sullo sviluppo sostenibile, filtrata lo scorso ottobre, non vi è richiesta vincolante per gli USA di ratificarle prima di approvare il TTIP.
  2. Cambiamento climaticoSebbene entrambi i Paesi siano membri dell’UNFCCC (la Convenzione quadro dell’ONU sui cambiamenti climatici), Washington non ha mai ratificato il Protocollo di Kyoto, né sottoscritto l’Emendamento di Doha (che ha esteso gli impegni per il periodo 2013-2020).
  3. Consumo di materia – L’Unione europea si impegna a ridurre l’uso di materie prime in favore del riciclo, così come ha delle linee guida sull’efficienza e la transizione verso il consumo di materie prime rinnovabili. Il pacchetto sull’economia circolare è l’ultima normativa emanata in questo settore. Gli USA, per l’efficienza, hanno solo un’etichettatura volontaria.
  4. Rifiuti e acqua – Mentre gli USA sono un forte consumatore di acque grigie (quelle utilizzate per diluire sostanze inquinanti) nel settore dei metalli, l’Ue primeggia nell’utilizzo di acque blu (acque superficiali e sotterranee prelevate e non restituite) e grigie nel settore chimico. Negli Stati Uniti, le acque reflue del fracking sono esentate dal rispetto del Clean Water Act. Per quanto riguarda i rifiuti, solo l’Unione europea è parte della Convenzione di Basilea sul controllo dei movimenti oltre frontiera di rifiuti pericolosi. Stesso discorso per la Convenzione di Rotterdam, che disciplina le esportazioni e importazioni di alcuni prodotti chimici e pesticidi pericolosi ed è basata sul principio fondamentale del previo assenso informato.
  1. Uso di suolo, ecosistemi e biodiversità – Il TTIP solleva preoccupazioni perché potrebbe portare ad un aumento degli allevamenti intensivi, caratterizzati da pratiche ancora più inumane e impatti sull’ambiente e gli ecosistemi. Gli Stati Uniti non hanno ratificato il Trattato Internazionale sulle risorse genetiche vegetali per l’alimentazione e l’agricoltura, la Convenzione di Rio sulla biodiversità (CBD) e i suoi Protocolli, come quello di Cartagena sulla biosicurezza, che disciplina l’import di OGM.

 

Il livellamento delle normative su standard inferiori potrebbe dunque riguardare le direttive Uccelli e Habitat, il commercio di fauna selvatica, la PAC, la legislazione sul benessere animale, le Valutazioni di impatto ambientale e le Valutazioni ambientali strategiche di progetti, programmi e piani.

 

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Conclusioni

Il gran numero di convenzioni internazionali sull’ambiente cui gli Stati Uniti non hanno aderito è fonte di preoccupazione nell’Unione europea. Ciò nonostante, lo studio calcola un minimo aumento di emissioni (+0,1% al 2030 per l’Ue, ±0,2% per gli USA). L’impatto sulla salute, misurato in costi sanitari, vede una crescita delle spese dovuta al TTIP tra i 127,6 e i 156,1 milioni di euro nel 2030 rispetto ai livelli del 2005.

 

Più fossili che rinnovabili – L’aumento (seppur minimo) del fabbisogno energetico, secondo la valutazione, verrà compensato da un aumento delle estrazioni e dalle importazioni di combustibili fossili, a meno che non si decida di favorire le rinnovabili. Uno scenario piuttosto improbabile visti i contatti privilegiati dell’industria del petrolio con i funzionari della Commissione europea.

Per fare spazio allo shale oil degli Stati Uniti e alle sabbie bituminose canadesi, l’Unione europea ha anche demolito la direttiva sulla qualità dei carburanti, rendendo impossibile l’etichettatura e compromettendo la piena tracciabilità del combustibile importato.

L'impatto ambientale del TTIP una valutazione critica 3Potrebbe crescere, seppur non immediatamente, anche la produzione interna di gas naturale non convenzionale: in Europa, ipotizza lo studio, il TTIP potrebbe aumentare le operazioni di fracking, anche se non subito. L’Ue preme innanzitutto per l’importazione: secondo la legge americana, la licenza per l’export di gas naturale viene rilasciata quasi automaticamente se il richiedente è uno Stato con cui gli USA hanno un accordo di libero scambio. In alternativa, le procedure sono tanto complicate da richiedere fino a 3 anni. Il TTIP sarebbe dunque la chiave per aprire un flusso commerciale tra USA e Ue di combustibile non convenzionale.

Si prevede una crescita anche per le importazioni europee di petrolio raffinato, con significativi impatti sulle emissioni e maggiori rischi di disastro ambientale.

 

Peggiora la qualità dell’acquaIl servizio idrico è uno di quelli aperti alla privatizzazione nel TTIP, come emerge dal mandato negoziale. E la concorrenza potrebbe portare ad un abbassamento degli standard di qualità. Nella valutazione di sostenibilità stilata da Ecorys, non viene escluso l’aumento della contaminazione dell’acqua. «Ci sono differenze tra USA e Ue nella regolamentazione dell’acqua – scrivono gli esperti – Analizzando la legislazione sulle sostanze chimiche, si nota che in Ue le autorità possono regolamentare una sostanza in caso venga identificato un rischio per l’ambiente o la salute umana […], mentre negli USA è necessaria una evidenza scientifica degli effetti nocivi prima che possa essere promossa una regolamentazione».

 

Gli impatti dell’ISDS/ICS – Lo studio di Ecorys non individua minacce nella possibilità che il TTIP fornisce agli investitori esteri di fare causa agli Stati che producono regole lesive del loro interesse. La clausola di protezione dell’investitore, secondo gli esperti, così come riformata dalla proposta europea (non ancora accolta dagli USA), sarebbe in grado di tutelare il diritto a regolamentare degli Stati.

Contro questa interpretazione si è pronunciata la principale associazione dei magistrati tedeschi e alcuni esperti delle Nazioni Unite. In questo dossier sono descritte alcune potenziali ricadute di questo sistema giudiziario parallelo, anche sull’ambiente, che mettono in dubbio le conclusioni dello studio di Ecorys.

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